Tutto da rifare in quel di Berlino. Nella capitale tedesca le elezioni federali per il parlamento tedesco del 2021 dovranno essere ripetute in 455 sezioni elettorali su 2.256. Lo ha stabilito oggi la Corte costituzionale tedesca, confermando una decisione dello stesso Bundestag in merito (ma aggiungendo 31 sezioni interessate). Come riportano Tagesschau e Spiegel, le operazioni di voto – ha spiegato la presidente della Corte Doris Koenig – verranno ripetute entro 60 giorni nelle sezioni interessate e nei corrispondenti distretti di voto postale.
Nella capitale tedesca le elezioni federali si erano svolte il 26 settembre 2021 in un caos organizzativo fatto di lunghe attese, schede mancanti e con refusi, seggi aperti al di fuori dell’orario stabilito: uno scenario poco tedesco, insomma. Nello stesso giorno si erano svolte anche le elezioni per la città-Stato di Berlino e per il suo sindaco. Queste ultime sono state già completamente ripetute il 12 febbraio 2023, con la vittoria di Kai Wegner della Cdu. Numerosi ricorsi, tra cui uno dell’opposizione Cdu, chiedevano ora una ripetizione completa in tutta la città anche delle elezioni nazionali. La Corte costituzionale tedesca ha invece stabilito una ripetizione parziale.
Un recupero del voto potrebbe avvenire l’11 febbraio 2024. La maggioranza della coalizione del governo Scholz non è considerata a rischio, poiché i voti da ripetere non sono sufficienti a influenzare il risultato complessivo del settembre 2021. Dal punto di vista del gruppo parlamentare Cdu-Csu al Bundestag si è trattato di una decisione illegittima, tra l’altro perché il parlamento non ha dichiarato nulle le elezioni in sei collegi elettorali contestati. Il gruppo dell’Unione ha quindi chiesto che le elezioni si ripetessero in più sezioni. L’ultimo giorno possibile per una ripetizione delle elezioni potrebbe essere, dunque, proprio l’11 febbraio del prossimo anno, ha detto il funzionario statale di Berlino, Stephan Bröchler.
Due anni fa, nello stesso giorno delle elezioni si era svolta la Maratona di Berlino, contribuendo al caos e rendendo più difficile consegnare schede sostitutive ai seggi elettorali. Una ripetizione delle elezioni municipali del 2021, tenutesi lo stesso giorno, ha portato il 12 febbraio scorso a un cambio di sindaco, con il risultato che una coalizione nero-rossa ha sostituito l’alleanza tripartita di Spd, Verdi e Partito della Sinistra, che era al potere dal 2016. Sono state 1.713 le obiezioni sollevate al Bundestag contro le elezioni a Berlino, otto volte circa il numero di obiezioni sollevate in occasione delle precedenti elezioni. Il fatto che sia passato così tanto tempo dall’elezione si spiega con la procedura di revisione in due fasi: si tratta di una questione di competenza del Bundestag, prima che della Corte costituzionale. Si tratta di 31 sezioni in più rispetto a quanto deciso circa un anno fa, come riporta Der Spiegel. Lo sfondo è una denuncia di verifica elettorale del gruppo parlamentare dell’Unione al Bundestag, che per il resto è stata respinta.
Nel novembre 2022 le elezioni erano state annullate e considerate da ripetere per “violazione degli standard democratici“. Nella famosa tornata elettorale i berlinesi si erano recati alle urne per quattro tipi di votazione diverse: le elezioni per il Parlamento federale, le elezioni regionali per il Land di Berlino, le elezioni nei distretti locali e il referendum sulla gestione di edifici pubblici. I giudici ritennero non validi solo i risultati delle elezioni per la Camera dei rappresentanti di Berlino e per i consigli distrettuali locali che assegnarono la vittoria al sindaco Franziska Giffery.
Sempre un anno fa, la la Corte costituzionale dichiarava concluso il processo di accertamento sui gravi difetti sistemici nella preparazione delle elezioni: a mancare alcuni requisiti di base come schede corrette, poche cabine elettorali disponibili. Nell’autunno scorso il più grande timore era quello di un eventuale cambio di governo a seguito del nuovo voto, che avrebbe potuto influenzare la Camera alta del parlamento tedesco abbattendosi come un terremoto sulla politica nazionale.