Le guerra del futuro saranno incentrate sulla capacità di anticipare e sopprimere in tempo immediato le minacce in continua evoluzione in quelli per quelli che sono destinati a diventare conflitti sempre più “fluidi”, ibridi e asimmetrici. In questa proiezione asset di ultima generazione come i caccia multiruolo di 5ª generazione F-35 si riveleranno più che mai necessari, nel quadro delle missioni interconnesse per la garantire la supremazia nei 4 domini principali, ad iniziare dall’aria.
Le battaglie aeree del futuro di combatteranno fino all’ultimo “chip”. Per questo gli hardware e i software di assoluta avanguardia compresi nei sistemi per la guerra elettronica come il Block 4 sviluppato dalla Bae Systems saranno fondamentali nel supportare l’azione dei caccia che già ora rappresentano la punta di diamante della Aeronautica Militare, e presto saranno vettore principale delle squadriglie imbarcate dalla nostra Marina Militare.
I nuovi sensori ad altissime prestazioni mirano a potenziare la capacità dei sistemi preposti alla rilevazione di minacce “difficili da osservare”, e consentono di rilevare, tracciare e dunque sopprimere/eludere più minacce “contemporaneamente”. Nei combattimenti, spiegano gli esperti di Bae Systems, “molto spesso la consapevolezza situazionale è ciò che consente di fare rientro alla base. Nell’attuale spazio aereo conteso e congestionato, è fondamentale la possibilità di rilevare l’attività elettromagnetica del nemico dalla massima distanza possibile, a prescindere dall’orientamento, dalla lunghezza d’onda o dalla capacità di oscuramento, La chiave per la sopravvivenza è la risposta rapida a quei segnali, ed è esattamente questo lo scopo per cui è stato progettato Block 4“.
Un sistema di nuova generazione per la guerra elettronica
Obiettivo del sistema di guerra elettronica sviluppato da Bae Systems per il Joint Strike Fighter dopo aver ricevuto incarico dal Pentagono per sviluppare nuova generazione di hardware e software che gli F-35 impiegheranno contro le minacce elettromagnetiche in continua evoluzione, è proprio quello di consentire il superamento delle “minacce emergenti” nel corso dei sei decenni di vita “utile” previsti per questo nuovo aereo. Gli F-35, ad oggi consegnati in 1.000 unità da Lockheed Martin, e già presenti nelle maggiori forze aeree del rinnovato blocco occidentale, rimarranno in servizio fino al 2070. Nel mentre saranno coadiuvati, per poi essere gradualmente e completamente sostituiti per “futura” obsolescenza, da caccia di 6ª generazione come il Tempest e i successori che presto entreranno nei “piani” dei migliori ingegneri aeronautici delle divisioni di sviluppo e ricerca.
Già oggi, negli attuali ambienti operativi dove i piloti dei nostri F-35, al pari degli omologhi britannici e statunitensi, potrebbero trovarsi a operare in missione, lo spettro elettromagnetico può essere “congestionato” da segnali civili, commerciali e militari. Essi rendono già di per se “difficile l’isolamento e l’identificazione” dei segnali provenienti da una minaccia, che è sua volta appositamente sviluppata per tentare di eludere le contromisure di un velivolo come l’F-35, e avere la meglio per “accecarlo” o peggio abbatterlo. Tale rischio viene ulteriormente aumento quando il numero di minacce simultanee si moltiplica: rendendo il campo di battaglia ancora più complesso e pericoloso per la piattaforma e il suo equipaggio.
In questo senso la possibilità di “comunicare, navigare e mirare tramite l’energia elettromagnetica” data da sistemi sempre più sofisticati consente la capacità di “identificazione, il tracciamento e l’ingaggio” degli obiettivi, impedendo agli avversari la stessa capacità, e conducendo chi ne saprà fare buon uso verso la supremazia nel campo elettromagnetico. Una supremazia che può rappresentare il vero fondamentale vantaggio strategico negli scontri del futuro.
Gli F-35 italiani
Il nostro governo ha optato per l’acquisizione di 90 caccia di 5ª generazione F-35 nella configurazione “A”, ossia la versione base per atterraggio e decollo convenzionale, destinati all’Aeronautica Militare e nella in variante “B”,ossia la versione a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl), destinati alla Marina Militare per essere imbarcati sulla portaeromobili Cavour e per operare dalle nostre basi sul continente. Anche note come Marimaster, acronimo di Stazione aeromobili della Marina. Attualmente dei 55 ordinati sono 27 le unità consegnati, e sono in servizio o in fase di teste presso le basi di Amendola, Ghedi e Decimomannu, oltre alla base della Marina Militare di Grottaglie.