Tra gli analisti è opinione comune considerare gli Houthi come un organismo quasi a sé stante, autonomo dai suoi stessi alleati. Questo è dovuto principalmente all’ideologia politico-religiosa, ricollegabile allo zaydismo. Ossia una sezione distaccata dell’universo sciita. Dunque, spesso sono gli stessi iraniani a non riuscire a tenere a bada i combattenti. I Saud ne sanno qualcosa: nonostante una netta superiorità militare e tecnologica delle proprie forze nella guerra che Riad ha scatenato nel 2015, gli Houthi hanno resistito e anzi hanno più volte lanciato razzi verso il territorio saudita.
Non sorprende quindi l’atteggiamento dei leader yemeniti sciiti i quali, subito dopo l’annuncio da parte degli Usa di una coalizione per fermare i loro attacchi contro le navi che attraversano il Mar Rosso, hanno dichiarato di voler andare avanti nella strategia. E hanno messo in pratica l’intento attaccando un’altra nave che stava risalendo dall’Oceano Indiano.
La nuova nave attaccata dagli Houthi
Lo stato di emergenza è scattato nelle scorse ore. In particolare, su Al Jazeera la società britannica Ambrey ha dichiarato che il capitano di una delle proprie navi ha lanciato l’allarme per un’esplosione avvertita a circa due miglia da dove il mezzo era in fase di navigazione. L’allarme è stato rilanciato anche dall’agenzia United Kingdom Maritime Trade Operation.
Altre informazioni al momento non sono state rilasciate, ma molti media arabi hanno sottolineato come il punto in cui è scattato lo stato di emergenza è lo stesso attaccato più volte dagli Houthi negli ultimi giorni. Dunque, è molto probabile che si tratti di un tentativo di attacco contro un’altra delle tante navi occidentali che attraversano lo Stretto di Bab El Mandeb. Il tratto di mare cioè che separa lo Yemen da Gibuti e da cui transita gran parte del traffico merci diretti verso il Mar Rosso e il Canale di Suez.
L’attacco delle scorse ore potrebbe rappresentare una risposta del gruppo yemenita sia alla visita del Segretario alla Difesa Usa, Llyod Austin, nella regione e sia all’annuncia di Washington di voler creare una coalizione anti Houthi. Intanto da Sana’a, dove è situato il quartier generale del movimento sciita, si continua a lanciare minacce verso l’occidente. “Anche se l’America riuscisse a mobilitare il mondo intero – ha dichiarato su X Mohammed al-Bukhaiti, uno dei leader degli sciiti – le nostre operazioni militari non si fermeranno, a prescindere dai sacrifici che ci costerà”.
La pericolosità dello Stretto di Bab El Mandeb
Le azioni portate avanti da alcune settimane a questa parte dagli Houthi erano in qualche modo attese. Il movimento sciita, fedelissimo alleato dell’Iran e da sempre contro Israele, dopo lo scoppio del conflitto a Gaza aveva in effetti minacciato sia raid contro lo Stato ebraico che contro obiettivi occidentali nello Stretto di Bab El Mandeb.
Attaccare questa porzione di mare vuol dire mettere a rischio i commerci tra l’Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo. Una circostanza che preoccupa e non poco l’intero occidente. L’impressione è che il braccio di ferro sia soltanto all’inizio.