Troppo alto il rischio di nuovi attacchi anti-israeliani. E i colossi della navigazione fuggono dal Mar Rosso. Anche la Evergreen, una delle compagnie più grandi del mondo con sede a Taiwan, ha interrotto temporaneamente il trasporto di merci israeliane, dopo una serie di azioni contro grandi navi commerciali e petroliere. Lo stesso ha annunciato il colosso petrolifero Bp, che ha deciso di sospendere le spedizioni di petrolio nel Mar Rosso. Copione identico anche per le compagnie di navigazione cinesi Cosco e Oocl, che hanno deciso di sospendere il trasporto merci sulla rotta.
La situazione si scalda di giorno in giorno anche via mare nella regione, dove proseguono gli attacchi degli Houthi filo-iraniani dello Yemen. Ieri la petroliera norvegese Swan Atlantic, battente bandiera delle Cayman, è stato colpita mentre navigava nel Mar Rosso da «un oggetto non identificato». Danni limitati e nessun ferito, ma la paura cresce. Una fonte americana ha riferito alla Reuters che il cacciatorpediniere Uss Carney ha ricevuto l’allarme lanciato dalla Swan Atlantic e si è diretto verso la nave in soccorso. Ma non è tutto. Un’esplosione si è verificata anche a circa 30 miglia dalla costa dello Yemen, vicino a un’imbarcazione che era in transito.
La situazione è così tesa che gli Stati Uniti hanno annunciato di lavorare a una coalizione per contrastare gli attacchi e proteggere la navigazione. La Norvegia ha già annunciato che invierà truppe alla task force internazionale. Anche il governo tedesco starebbe valutando come sostenere un’operazione di sicurezza, partecipando anche con navi della sua Marina. Pure l’Unione europea pensa ad azioni di contrasto. «L’interruzione della navigazione internazionale e della sicurezza marittima è inaccettabile e deve cessare. Ci stiamo coordinando con i partner per contrastare efficacemente tali minacce alla pace e alla sicurezza».
Intanto ieri l’Iran, considerato il mandante di queste azioni, è rimasto senza benzina dopo che un gruppo di hacker, accusati da Teheran di avere legami con Israele, ha rivendicato l’attacco informatico che ha interrotto la vendita di carburante in circa il 70% dei distributori di benzina in Iran.