Lo sciopero di ieri, che per un’intera giornata ha bloccato i servizi (non indispensabili o urgenti) della sanità ospedaliera e territoriale, e quelli annunciati per gennaio con altre 48 ore di stop. Dopo la tappa del 5 dicembre, va avanti la protesta di medici, veterinari e operatori del Servizio sanitario nazionale, una mobilitazione proclamata dalle organizzazioni sindacali del settore per contestare la legge di Bilancio 2024, il tetto alle assunzioni di nuovo personale, l’assenza di misure per stabilizzare i precari, e quello che viene definito «l’ennesimo sottofinanziamento del Fondo Sanitario Nazionale e del prossimo Ccnl».
Lo sciopero dei camici bianchi è contro la manovra: «È l’ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti», attaccano, spiegando che protesta è «indispensabile per dare un messaggio chiaro alla politica di governo». «Il Ssn ha bisogno di aiuto – il messaggio – La Legge di Bilancio non lo aiuta affatto. Lo sciopero è l’estrema ratio a cui ricorrere per reclamare il diritto alla salute garantito dal personale pubblico».
Per i sindacati, al netto dei rinnovi contrattuali in scadenza, che resterebbero comunque «ben al di sotto del tasso inflattivo», il vero finanziamento del Servizio nazionale sarebbe «di soli 800 milioni». «I numeri della fuga di medici, dirigenti sanitari, infermieri ed ostetriche dalle corsie italiane in favore degli ospedali di altri paesi europei – denunciano – sono sempre più allarmanti».
E i medici impegnati in questa lotta spiegano che non si tratta di solo di rivendicazioni di categoria, ma di una difesa del sistema di cure a favore della collettività.
Il presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Alessandro Vergallo già ieri parlava di un’adesione già «alta». Nelle previsioni ottimistiche dei sindacati, alla fine della giornata avrebbero potuto essere addirittura 25mila gli interventi chirurgici, già programmati, e destinati a saltare, con disagi immaginabili negli ospedali e sul territorio.
A dire il vero, nel caso del 5 dicembre, a fronte di un’adesione annunciata di oltre l’80%, il dato effettivo delle adesioni si fermò al 2,7%.