Ma l’Europa? Che fa? Tempi davvero orribili. Scoppiano conflitti «che non si possono più definire regionali», riemergono obbrobri come «l’antisemitismo e la logica imperiale», il pianeta si trova nel pieno, «come sostiene il Papa, di una guerra mondiale a pezzetti» e la Terra «è a rischio di sopravvivenza» per gli effetti climatici. Un disastro, e ancora a Bruxelles ci si balocca con il criterio dell’unanimità che blocca qualsiasi iniziativa di largo respiro della Unione. Basta. Per funzionare, avverte Sergio Mattarella, per contare qualcosa, servono subito nuove regole: il «voto a maggioranza» e un Patto di stabilità lungimirante e aperto, frutto di una trattativa da svolgere con «ferma chiarezza e pazienza». Niente soluzioni pasticciate, nemmeno ritorni automatici ai vecchi paletti contabili che strozzano l’economia e lo sviluppo.
Intanto in un altro Palazzo scoppia una polemica per le frasi di Ignazio La Russa sul premierato. La riforma, dice, «lascerebbe» al capo dello Stato «i compiti che i padri costituenti vollero, ridimensionando quelli che nel tempo i presidenti «hanno dovuto meritoriamente allargare per supplire alle carenze della politica». Il Pd protesta: «Ha gettato la maschera, il vero obbiettivo è il Quirinale». La Russa replica così: «Il mio rispetto per Mattarella è conclamato e totale, parlo dei poteri ulteriori». E comunque Palazzo Chigi apprezza le parole che il capo dello Stato pronuncia alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, un appoggio istituzionale alla battaglia che il governo sta conducendo. Le «sfide di fronte alle quali ci troviamo», spiega infatti il presidente della Repubblica, richiedono «risposte adeguate e in linea con i tempi», a partire dalla Ue. Sul Patto il negoziato è difficile. Mattarella invita alla calma. «Come ogni costruzione umana, l’Unione europea non è perfetta, è un cantiere permanente, da puntellare quotidianamente con il lavoro di tutti».
L’altra grande questione riguarda l’unanimità: è sufficiente il no di uno dei 27 per affossare qualunque scelta, lo si è visto nel fine settimana quando il veto di Orban ha fermato gli aiuti all’Ucraina. «Allargamento e approfondimento dei meccanismi di integrazione economica e politica sono due aspetti strettamente connessi perché l’Unione possa svolgere un ruolo rilevante». Su alcuni argomenti, dalla difesa alla politica estera, servono cessioni di sovranità. «Un’esigenza che dovrebbe indurci ad un sempre maggiore ricorso al voto a maggioranza».
Insomma, occorre una svolta ora che il mondo sta cambiando. «Le guerre – dice ancora Mattarella – ci riportano a epoche che non hanno diritto di riproporsi». La «pretesa imperialista» di Putin, senza nemmeno «l’alibi ideologico» o la «competizione tra sistemi di vita, rimane prepotenza». Dobbiamo perciò «puntare sul multilateralismo» e difendere quei Paesi che «non vogliono diventare satelliti di nessuno».
Infine la crisi in Medio Oriente con il ritorno dell’antisemitismo «che si nutre di luoghi comuni e visioni distorte della storia, sottoculture che resistono al tempo». La condanna di Mattarella e dell’Italia è netta: «Come ha detto Liliana Segre, sono magazzini dell’odio, mai svuotati della loro merce tossica».