Dopo il suicidio medicalmente assistito in Friuli Venezia Giulia, è stato registrato un altro caso in Toscana. A rivelarlo l’ex primario di anestesia e rianimazione all’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa Paolo Malacarne, il quale ha raccontato al quotidiano Il Tirreno di aver aiutato a morire un quarantenne di Piombino, in provincia di Livorno, nei primi mesi di quest’anno dopo il via libera del sistema sanitario regionale, alla luce della sua grave invalidità. Malacarne ha reso pubblico l’episodio anticipando il tema del seminario “L’aiuto al suicidio come diritto?”, a cui parteciperà nella giornata di oggi alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Il caso di suicidio medicalmente assistito a Piombino
L’ex primario ha spiegato che il suo intervento partirà“proprio da questa esperienza di medico e uomo”. Non potrà però dare ulteriori informazioni sulla persona che ha preso la decisione di morire. “Lui e la sua famiglia – ha detto – mi hanno scelto come medico facendo espressa richiesta di non rivelare informazioni che consentano di individuarlo”. Da quanto riferisce il quotidiano, il quarantenne si è rivolto all’Asl Toscana Nord Ovest, tra le prime aziende sanitarie italiane a dotarsi, in assenza di un intervento legislativo, di un regolamento per i casi di morte assistita. Rispetto al recente caso in Friuli Venezia Giulia la differenza sta nel fatto che mentre l’Asl triestina ha messo a disposizione della donna il farmaco e i macchinari necessari al suicidio, quella toscana non la ha fatto “perché – ha rivelato Malacarne – non è specificato nelle linee guide dell’Asl Nord Ovest”. Secondo quanto avrebbe appreso il quotidiano sarebbe stata la famiglia a procurare il necessario e portarlo nella casa del quarantenne. C’è stato poi l’intervento di Malacarne, che ha assistito il malato fino alla fine.
Le polemiche sulla vicenda in Friuli
Intanto, fa ancora discutere il caso di suicidio medicalmente assistito in Fiuli Venezia Giulia. “Caro presidente Fedriga, la vicenda di Anna (nome di fantasia della donna che si è tolta la vita, ndr) è troppo delicata e importante per potersi permettere di giocare con le parole, in particolare per l’importante ruolo istituzionale che lei ricopre. Nessuno ha festeggiato per la sua morte”. Lo ha scritto in una nota Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, in merito alle parole polemiche pronunciate dal presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, sulla vicenda della triestina affetta da sclerosi multipla, che per la prima volta in Italia ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito. “Sostenerlo – ha aggiunto Cappato – è un insulto non tanto a noi, che ci battiamo per questo diritto di scelta nel pieno rispetto delle opinioni diverse, ma per la famiglia di Anna e per la memoria di Anna stessa, che ha espresso la soddisfazione di poter finalmente essere libera da una sofferenza insopportabile senza possibilità di sollievo”.