Ehud Yaari è un esperto di politica mediorientale e autore di otto libri sul conflitto arabo-israeliano. Ha intervistato Yasser Arafat, il re Hussein di Giordania e suo figlio Abdullah, quasi tutti i primi ministri israeliani. Oggi è un commentatore di Channel 2 ed è analista del Washington Institute.
Dottor Yaari, c’è la possibilità di un’altra tregua?
“C’è questa ipotesi, ma Hamas ha richieste molto alte e Israele vuole in cambio la liberazione di altri ostaggi. Anche se ha fatto capire di essere disposto a sacrificare parte dei suoi sequestrati pur di vincere. Lo Stato ebraico è determinato a cancellare Hamas, non tollera più che esista vicino a sé questa organizzazione militare e terrorista e vuole che tutti gli ostaggi siano portati fuori dalla Striscia. Poi l’offensiva via terra continuerà anche più intensamente oltre Natale, fino a gennaio e febbraio. Infine saranno portate avanti operazioni più chirurgiche: verranno distrutti tunnel o depositi di armi”.
La prima pausa è stata una vittoria di Hamas?
“Il presidente iraniano l’ha definita così. Ma noi consideriamo la situazione in maniera differente: ci sono dei bambini lì. Esistono anche motivi morali e non solo politici o militari”.
Quali sono gli obiettivi di Israele?
“Vuole completare l’operazione militare. Poi con la mediazione degli Stati del Golfo, di Egitto, Giordania, Ue e Stati Uniti si vorrà creare un governo ad interim, o l’imposizione di una forza come la Nato in Bosnia e Kosovo e saranno previsti anche degli aiuti per la ricostruzione. Potrebbe avvenire un rimpasto dell’Autorità Palestinese, che in West Bank è corrotta, impopolare e inefficiente. E una delle possibilità è che una volta ristabilita la sua capacità gestisca la Striscia”.
Netanyahu si dimetterà?
“È un primo ministro morto. Se non lo farà alla fine della guerra, milioni di persone andranno a manifestare sotto il suo ufficio. Secondo alcuni sondaggi ha perso il 50 per cento del suo consenso e la fiducia dei parlamentari del suo partito. È una persona che ha dei meriti, ma anche delle debolezze, ed è vittima di se stesso e della condotta di sua moglie e di suo figlio”.
Il conflitto può allargarsi?
“Non c’è per ora una guerra con il Libano, si è mantenuto un livello più basso. Però il giorno dopo la fine della guerra a Gaza Israele vorrà che sia rispettata la risoluzione 1701 del 2006 che prevedeva nessuna forza armata a sud del fiume Litani. Per esempio, Metula, la città israeliana più a Nord, è circondata da postazioni di Hezbollah, ora assieme ad altre è stata evacuata e nessuno vi è ritornato. Il confine con la Siria invece è rimasto piuttosto calmo, ma solo perché i russi hanno chiesto a Nasrallah e siriani di non aprire un altro fronte”.
Come si spiega l’ondata di antisemitismo nel mondo?
“È in alcuni casi una combinazione di istanze green, posizioni di estrema sinistra e una tradizione di destra antisemita, con in più la crescita della presenza demografica della comunità musulmana in Occidente. Il caso olandese con la vittoria di Wilders è stata una reazione a tutto questo”.