Alleati, patto ritrovato. “Il centrodestra durerà. Non rubiamoci i voti”

Fdi sale, il Pd scende: l’effetto Atreju è un incubo per Schlein

Fuori e dentro la tensostruttura montata nell’area di Castel Sant’Angelo si respira l’atmosfera delle grandi occasioni. La Festa di Atreju è alla sua ultima giornata, il sole splende alto e i numeri testimoniano il successo della seconda edizione post-vittoria elettorale. Centinaia di persone sono all’esterno in attesa di sentire parlare Giorgia Meloni, all’interno non c’è più spazio e la temperatura sale. È la stessa presidente del Consiglio ad accogliere i due vicepremier. La cifra della giornata è proprio quella della celebrazione dell’unità e della coesione, concetto rilanciato da tutti i protagonisti.

È Antonio Tajani il primo a salire sul palco e a rimarcare lo spirito di collaborazione che permea l’azione degli alleati. «Una coalizione politica è come una quercia le cui radici sono mangiate dalle termiti: al primo colpo di vento cade. Noi invece siamo una quercia che non cade». Questo avviene perché il centrodestra «si riconosce in un minimo comune denominatore di valori, a partire dalla libertà. Non si illudano quindi gli avversari perché noi non ci divideremo durante la campagna elettorale. Governeremo fino a fine legislatura e anche i successivi cinque anni». Il ministro degli Esteri chiarisce che l’obiettivo di Forza Italia non è rubare i voti alle altre forze di centrodestra, anche se apparteniamo a famiglie europee diverse, ma andare a prendere i voti del grande partito dell’astensione. Una standing ovation scatta non appena Tajani nomina Silvio Berlusconi che «sta seguendo in diretta streaming da una nuvoletta». Infine Tajani si rivolge a quella sinistra sempre pronta a concedere patenti di democraticità: «Chiedono a tutti di battersi il petto per il passato, mi pare che Giorgia abbia sempre espresso parole di condanna severe, io vorrei che le stesse parole le dicessero nel Pd. Perché se non si vuole venire a parlare su un palco dove ci sta qualche neofascista, o presunto tale, bisogna avere il coraggio di denunciare quello che ha fatto il comunismo nel mondo».

È poi la volta di Matteo Salvini che – dopo essersi fatto un giro tra gli stand – «da militante a militante», fa i complimenti alla Festa di Atreju. Tocca a lui poi riprendere il filo dei rapporti interni alla coalizione, allungando ulteriormente la prospettiva di governo. «Abbiamo intenzione di governare a lungo questo Paese. E se l’alternativa è la Schlein siamo condannati a governare vent’anni. Dio ci conservi Elly Schlein». Dopo la segretaria del Pd, Salvini prende di mira il segretario della Cgil, Maurizio Landini perché il diritto allo sciopero è «sacrosanto» ma «è onore e onere di un ministro precettare perché non si può bloccare il Paese ogni settimana con uno sciopero. Ringrazio Landini perché ci indica sempre quello che non dobbiamo fare». Il leader del Carroccio fa gli auguri di buon compleanno a Papa Francesco e lo saluta «contando che continui ad allontanare i mercanti dal tempio e penso a chi finanzia le Ong di sinistra che scaricano i clandestini sulle coste italiane». E, a chi ha scritto che ad Atreju partecipa non come leader della coalizione ma come «secondo», Salvini replica con stile: «Be’, da secondo si sta benissimo, soprattutto se è una come Giorgia Meloni che guida il convoglio. Detto questo alle Europee parteciperò per vincere altrimenti è da sfigati».

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