Le truppe israeliane continuano a smantellare l’infrastruttura dei terroristi di Hamas. Nei pressi del valico di Erez, nel nord della Striscia di Gaza, è stato scoperto un “enorme sistema di tunnel che si divide in vari rami con un’estensione di circa quattro chilometri, arriva a soli 400 metri dal valico stesso, con una profondità di 50 metri sottoterra”. La notizia è stata diffusa dalle Idf, secondo cui questa infrastruttura è “frutto di un progetto di Muhammad Sinwar”, il fratello del leader dell’organizzazione palestinese.
Il complesso è stato mostrato anche al ministro della Difesa Yoav Gallant. Il portavoce militare Richard Hecht ha sottolineato che “Hamas ha deliberatamente e con persistenza investito enormi somme di denaro e di risorse nei tunnel del terrore che hanno un unico scopo: attaccare Israele e i suoi residenti”. Il rappresentante delle Idf ha anche affermato che la rete è stata “scavata intenzionalmente vicino a un passaggio dedicato al movimento degli abitanti di Gaza in Israele per lavoro e cure mediche. Per Hamas, attaccare il popolo di Israele continua ad avere la priorità rispetto al sostegno al popolo di Gaza”. Il tempo di pace, il valico di Erez è il principale punto di ingresso e uscita dalla Striscia. Solo nel 2022, da lì sono transitate 800mila residenti dell’exclave.
In un video diffuso dall’esercito di Tel Aviv su X, vengono mostrate una serie di porte blindate, impianti elettrici e condotti fognari, oltre al fatto che la galleria è sufficientemente grande da permettere il passaggio di un veicolo. Per questo motivo, gli israeliani sono convinti che esso abbia avuto un ruolo fondamentale durante gli attacchi del 7 ottobre. I militari delle Idf hanno scoperto anche un altro tunnel, a Jabalya. L’imbocco era posizionato nella camera di bambini, sotto a una culla. A Shujaia, nella zona centrale dell’exclave palestinese, l’esercito ha assaltato una roccaforte di Hamas al cui interno “c’erano armi, ordigni esplosivi e anche l’imbocco di un tunnel di attacco lungo circa 15 metri dal quale i miliziani attaccavano i soldati”.
Una serie di duri colpi al potenziale bellico dei terroristi, ma questo non è l’unico obiettivo delle Idf. La leadership del movimento, infatti, è ancora nel mirino delle forze israeliane, che hanno fatto irruzione nelle case vacanze di numerosi alti esponenti di Hamas, tra cui la residenza di Yahya Sinwar a Khan Yunis. Nel quartiere, giudicato roccaforte dell’organizzazione palestinese, i militari dello Stato ebraico hanno “ucciso molti terroristi” e scoperto gli imbocchi di 30 tunnel, oltre ad una grande quantità di materiale di intelligence.
Nel frattempo, si anima anche il fronte diplomatico con l’aumento della pressione degli alleati su Israele. Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin visiterà lo Stato ebraico e il Medio Oriente. A Tel Aviv, incontrerà il premier Benjamin Netanyahu e il ministro Yoav Gallant per “discutere nel dettaglio quando e come le forze israeliane porteranno avanti una nuova fase” della guerra che, secondo quanto dichiarato da funzionari americani, dovrebbe “coinvolgere gruppi più piccoli di forze d’élite che entrerebbero e uscirebbero dai centri abitati di Gaza, conducendo missioni più precise e guidate dall’intelligence per trovare e uccidere leader di Hamas, salvare ostaggi e distruggere tunnel”.
Una passaggi, questo, in linea con quanto sostenuto dall’amministrazione del presidente Joe Biden, che ha spinto lo Stato ebraico “a terminare la sua campagna su larga scala nella Striscia di Gaza entro poche settimane, e passare a una fase più mirata della sua guerra contro Hamas”. Le condizioni dei civili nell’exclave palestinese, infatti, stanno suscitando sempre più proteste nella comunità internazionale. L’uccisione per errore di tre ostaggi israeliani da parte delle truppe delle Idf, inoltre, ha scatenato anche l’ira della popolazione ebraica, che ha chiesto a gran voce al governo di trovare un’intesa con Hamas che permetta la liberazione di tutti coloro che sono ancora prigionieri dei terroristi.
Il segretario americano ribadirà comunque il supporto statunitense allo sforzo bellico di Tel Aviv. Dopo la visita in Israele, Llloyd Austin si recherà in Bahrein, sede della quinta flotta della marina militare Usa, per discutere della libertà di navigazione e della sicurezza marittima a fronte dei continui attacchi dei ribelli Houthi nel mar Rosso. La terza tappa sarà il Qatar, dove il segretario incontrerà gli alti ufficiali che hanno svolto un ruolo importante nel facilitare il rilascio degli ostaggi.