La terza giornata di Atreju, caratterizzata dalla presenza di ospiti internazionale che hanno un feeling particolare con la premier come Edi Rama, Elon Musk e Rishi Sunak, si conclude con la presentazione del libro «La versione di Giorgia» di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale.
Il libro intervista sul primo presidente del Consiglio donna, edito da Rizzoli, è diventato un vero caso editoriale proprio perché uscito a un anno dalla vittoria elettorale del centrodestra con Giorgia Meloni leader. «Per me è stata un’esperienza molto formativa e interessante perché il secondo giorno che questo libro era in libreria, avevo un appuntamento con la Feltrinelli. Di solito un libro uscito da pochi giorni è esposto in evidenza, ma in realtà avevano solo due o tre copie nascoste in un angolo», rivela Sallusti che aggiunge: «Che la Feltrinelli boicotti il libro sulla premier è una cosa gravissima. Chi sono quelli che vorrebbero darci lezioni di libertà?». La versione di Giorgia, infatti, è un libro nato da una chiacchierata informale tra il direttore del Giornale e il premier in cui l’inquilina di Palazzo Chigi si racconta e affronta a tutto tondo i principali temi del momento: dall’immigrazione
alla guerra in Ucraina, dall’inflazione ai temi europei. Tutti temi che sono stati affrontati nei vari panel di questi primi tre giorni eppure secondo la segretaria del Pd da Atreju «non sono uscite idee». Una critica a cui risponde subito il deputato toscano Giovanni Donzelli: «Schlein dice che da Atreju non sono uscite idee: è sorda o completamente distratta? Da qui – dice – sono uscite tantissime idee. Abbiamo rispettato la sua scelta di non venire, comprendiamo chi non ha idee e ha paura del confronto. Si compri un apparecchio acustico». Anche il giornalista David Parenzo, più volte preso simpaticamente in giro dai ragazzi di Atreju, critica duramente la scelta della Schlein di non andare ad Atreju: «In democrazia, – sentenzia – quando un partito ti invita, ci vai».
Ma non appena Parenzo prova a punzecchiare i meloniani sul tema dell’Europa, Donzelli replica: «Noi non siamo mai stati contro l’Europa. Questi ragazzi cantavano Europa, nazione, rivoluzione» e aggiunge: «Ora la Meloni, a differenza di Monti, va a fare gli interessi italiani perché ha il consenso degli italiani e non ha bisogno di baciare le pantofole alla Von Der Leyen». A tal proposito, anche il direttore del Giornale risponde a Parenzo, il quale viene più volte punzecchiato anche dal collega Giuseppe Cruciani, spiegando che vi è piena continuità tra «La versione di Giorgia» e «Io sono
Giorgia». Parlando del suo libro, dice: «C’è un capitolo sull’Europa dove Meloni spiega che lei è europeista e che lo è da sempre». Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, sintetizza così la visione dei meloniani dell’Ue: «Noi vogliamo un’Europa confederale che si occupa dei problemi che i singoli Stati nazionali non riescono a governare: la lotta al traffico degli esseri umani, la difesa, l’energia». Il dibattito, poi, si sposta sul tema dell’immigrazione e, su questo, Sallusti spiega: «Probabilmente noi continuiamo a leggere il fenomeno Giorgia Meloni con gli occhiali appannati perché il record di sbarchi di quest’anno è coinciso anche con il record di consensi per Fratelli d’Italia».