Senatore sarà lei! Col cavolo, io sono senatrice! Bagarre in Senato, perché la presidente della Terza commissione Stefania Craxi ha chiamato «senatore» la senatrice Aurora Floridia, e quest’ultima ha scritto una lettera a Ignazio La Russa firmata da 76 senatori (senatori e senatrici, specifico), «visti i reiterati episodi di discriminazioni di genere, perché venga sempre garantito il rispetto del linguaggio di genere» eccetera eccetera, non riporto tutto perché già sbadiglio io che scrivo, figuriamoci voi che leggete.
Per farvela breve: la senatrice Aurora si indigna perché specifica che è lei che vuole essere chiamata al femminile, e quindi va rispettato il suo desiderio, come quello di chiunque. Anche se, ora che ci penso, paradossalmente le femministe si indignarono quando Giorgia Meloni chiese di essere chiamata Presidente del Consiglio, non la Presidente, e anche lì però lo voleva la Meloni, quindi com’è questa autodeterminazione dei generi?
Infatti sono curioso di vedere cosa produrrà questa lettera, perché alla fine mi sembra normale che le senatrici debbano essere chiamate senatrici, salvo indicazione contraria del soggetto a cui ci si appella: per esempio, visto che il punto è l’esplicita richiesta della persona menzionata, se una senatrice donna si sente uomo, allora andrà chiamata senatore.
È la stessa ragione per cui due primedonne come Calenda e Renzi le chiamiamo senatori, altrimenti sarebbe più logico senatrici. Come vedete, in ogni caso, l’opposizione si impegna moltissimo nel fare l’opposizione, cosa chiedere di più. Ignazio la Russa ne prenderà atto e dichiarerà: «i senatori donne siano chiamate senatrici», fine della storia. Un caro saluto dal vostro scrittore più amato o odiato. A proposito: potete chiamarmi anche scrittrice, a me va bene tutto.