In una campagna elettorale che per molti analisti si giocherà sulle due I, inflazione ed immigrazione, colpisce il ritorno sulla scena di Melania Trump ad una cerimonia di naturalizzazione di 25 immigrati agli Archivi nazionali di Washington. L’ex first lady sin qui ha dosato con grande attenzione le sue apparizioni in pubblico e sono già partite le speculazioni sul possibile significato di una partecipazione ad un evento che richiama uno dei temi più cari, e controversi politicamente, per l’ex presidente.
Melania non si è limitata ad accettare l’invito ricevuto da Colleen Shogan, responsabile degli Archivi, ma è intervenuta con un discorso affermando che “diventare cittadino americano comporta una grande responsabilità. Significa partecipare attivamente al processo democratico e salvaguardare la nostra libertà”. L’ex modella di origini slovene ha evitato ogni riferimento all’ingombrante marito e ha condiviso la sua esperienza personale con il sistema delle regole Usa che nel 2006, un anno dopo il matrimonio con Donald Trump, le ha permesso di ottenere la cittadinanza a stelle e strisce. “La strada per diventare cittadini americani è dura. La mia vita era diventata un labirinto di pratiche burocratiche” ha confidato Melania secondo la quale il suo percorso le “ha aperto gli occhi” sulle difficoltà che le persone incontrano per ottenere la cittadinanza degli Stati Uniti. L’ex first lady ha ammesso che “è un’esperienza che cambia la vita e richiede tempo, determinazione e talvolta anche una forza straordinaria”.
L’apparizione pubblica di Melania rompe un lungo silenzio mediatico. Unica eccezione la sua partecipazione nelle scorse settimane al funerale dell’ex first lady, Rosalynn Carter. Infatti negli ultimi mesi la moglie di Trump si è fatta notare per le sue assenze dalla scena pubblica, specie in un periodo in cui il marito è apparso spesso impegnato a dividersi tra i comizi e le convocazioni in tribunali per i processi a suo carico. È stata poi fatta notare la singolarità del suo invito agli Archivi nazionali essendo un’istituzione coinvolta nello scandalo, anche oggetto di un procedimento in tribunale, dei documenti riservati ritrovati nella residenza dell’ex presidente a Mar-a-Lago dopo la sconfitta elettorale del 2020.
L’intervento a Washington di Melania ha scatenato le polemiche. Newsweek ha ricordato con una punta di malizia che nel 2001 l’ex first lady ha ottenuto un visto “Einstein”, cioè riservato a persone di “straordinaria abilità” nell’arte, nel business o nello sport. È stata inoltre rispolverata la questione della naturalizzazione dei genitori dell’ex modella avvenuta nel 2018 in base al principio del ricongiungimento familiare criticato dal tycoon.
Le critiche non sarebbero del tutto fuori luogo considerato la fortuna politica costruita da Donald Trump sull’approccio duro all’immigrazione. Già nella campagna elettorale del 2016 Trump parlava di blocco degli ingressi da Paesi a rischio e di “test ideologici” da sottoporre ai nuovi arrivati. Di recente il candidato favorito alla nomination repubblicana ha dichiarato che, in caso di rielezione, sarebbe un dittatore solo il primo giorno del suo secondo mandato alla Casa Bianca. Il suo piano per quelle 24 ore sarebbe “chiudere il confine con il Messico e trivellare ovunque” . Al di là delle provocazioni a cui Trump ha abituato il mondo dei media e non solo, il miliardario starebbe già lavorando ad un nuovo aggressivo piano per contrastare l’immigrazione legale ed illegale.