Dieci anni da Capitano

Dieci anni da Capitano

E neanche oggi «M10» riesce a stare fermo. «Costruiamo una centrale nucleare a Milano», dice. «Le Olimpiadi invernali 2024 sono italiane, quindi lavoriamo senza perdere tempo per aprire una pista di bob a Cortina», promette. Ancora, sui redditi dei parlamentari: «Sono giù in classifica, sono contento di essere solo un simbolo». Quanto al Ponte sullo Stretto, le esternazioni quotidiane del ministro non fanno più notizia. Per non parlare della Ue. «Se l`accordo è una trappola, il governo non deve firmare», avverte. Ma insomma lui è così, mai zitto, mai rilassato, tra post, tweet e discorsi deve comparire tutti i giorni. Proposte vere, idee più o meno valide a seconda del punto di vista politico di chi le giudica, a volte semplici provocazioni. Del resto in questo modo, tra alti e bassi, ci ha costruito la carriera.

Dunque M10, che non è la sigla di un servizio segreto britannico e nemmeno di un vertice internazionale. È l`acronimo con cui il Carroccio festeggia i dieci anni da segretario di Matteo Salvini. Il Capitano, come lo chiamano i suoi, o il capitone, come ironizza Dagospia, l`uomo che ha rovesciato la Lega. Un elettrochoc. Dalla secessione al ministero, dalla felpa ai completini blu istituzionale, da Pontida a Palazzo Chigi, dal tre per cento al 34, passando per l`inciampo del Papeete, perché se farsi vedere, differenziarsi, parlare tanto è la cifra del successo, talvolta forse è meglio non esagerare. E comunque oggi è di nuovo vicepremier e le elezioni europee «del riscatto», come prevedono a via Bellerio, non sono troppo lontane.

Da qui il video celebrativo, postato sui social dal ministro delle Infrastrutture, che in sedici minuti ripercorre le tappe del decennio. Si apre con il ricordo di Roberto Maroni, che decise di lasciare la segreteria dopo essere stato eletto presidente della Regione Lombardia, facendo scegliere il successore dai militanti con le primarie. Il suo nome era proprio Salvini. «È il più bravo, è il numero uno, lui potrebbe fare il segretario federale». Poi si vede Giancarlo Giorgetti. «Era maturo il tempo per cercare qualcuno a cui passare il testimone – racconta il ministro dell`Economia – Eravamo lì in tre e a quel punto io e Bobo dicemmo: Matteo tocca a te, avanti. Si doveva trovare un leader con l`energia e le idee per dare una rinfrescata al movimento». Era quasi Natale. «Non è nato in una capanna ma sotto un tendone».

Gli altri colonnelli, da Fontana a Valditara a Fedriga, ricostruiscono le battaglie degli ultimi dieci anni, dell`immigrazione alla sicurezza alla difesa del Made in Italy. Toni commossi. «Nessuno credeva in noi – dice il vicesegretario Andrea Crippa – Matteo è stato eroico, dalla prima campagna elettorale in camper». E Roberto Calderoli: «Ha preso una Lega che se la vedeva brutta e l`ha portata al 34 per cento. Continuerà su questa strada e torneremo ai numeri di cinque anni fa». Matteo Piantedosi ricorda quando era prefetto di Bologna e Salvini lo chiamò a Roma come capo di gabinetto al Viminale. «Ci siamo intesi subito».

Per il domani si vedrà. «Il futuro è un mare da navigare, l`intuito una rotta da seguire, la tenacia il vento da intercettare», avvisa lui stesso all`inizio del video. Selfie, incontri, comizi, momenti personali, immagini di timoni, vele e bandiere. «A volte nella tempesta ti sentirai solo e ogni riferimento ti sembrerà perduto», ma quello che conta «è la squadra». Ora il Capitano gioca in quella di Giorgia, con la quale, assicura, non c`è scontro e non c`è rivalità. «Ho piena fiducia nella Meloni che sta trattando le nuove regole europee». E Giorgetti, l`eterno numero due, l`amico da una vita sempre in odore di fronda? A giudicare dalle parole di Giorgetti non sembra proprio che siano in fase di collisione: «La Ue è incapace di prendere decisioni rapide. È come un`assemblea di condominio».

Massimiliano Scafi

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