Londra Il principe Harry fu effettivamente hackerato dagli investigatori privati dei tabloid Daily Mirror, Sunday Mirror e People. Il secondogenito del re d’Inghilterra ha vinto ieri, seppur parzialmente, la causa da lui intentata contro il gruppo editoriale Mirror Group Newspapers che aveva intercettato alcune sue conversazioni telefoniche nel periodo tra il 2006 e il 2011.
In termini di risarcimento si tratta di una vittoria modesta, ad Harry andranno poco più di 140mila sterline per i danni subiti, ma le implicazioni per i media britannici sono significative. «L’uso di indagini private per ottenere illegalmente delle informazioni sulla vita privata dei cittadini era parte integrale del sistema mediatico» si legge nella sentenza che lo stesso principe ha definito «un avvertimento per l’intera organizzazione» invitando subito dopo aver preso la notizia sia la Polizia Metropolitana e che la Procura «a compiere il proprio dovere nei confronti dei cittadini e ad investigare ed eventualmente portare in tribunale tutte le società e le persone che hanno infranto la legge».
La richiesta di Harry si riferisce in particolare all’ex direttore del Daily Mirror Piers Morgan e ai vicedirettori che, secondo il giudice, non potevano non sapere delle intercettazioni illegali avvenute nel periodo in cui si trovavano alla guida del giornale. Ieri proprio Morgan ha negato, ancora una volta, di essere mai stato a conoscenza delle intercettazioni, sottolineando che la sentenza si riferisce ad un articolo soltanto relativo al Principe Harry, pubblicato sotto la sua direzione. Poi, ha sferrato un velenoso attacco personale: «Il duca di Sussex non sarebbe capace di riconoscere la verità neppure se gliela sbattessero sulla sua faccia dall’abbronzatura californiana».
Di diverso tenore le parole del portavoce del Mirror Group. «Prendiamo atto della sentenza che fornisce al gruppo la chiarezza necessaria a prendere le distanze da eventi accaduti molti anni fa. Ci assumiamo la piena responsabilità per le illegalità che sono state fatte, ci scusiamo senza riserve e paghiamo la compensazione dovuta» ha fatto sapere il portavoce. Harry è stato il primo membro della famiglia reale inglese ad apparire come testimone in un processo dove ha sostenuto che dozzine delle storie relative alla sua relazione con l’ex fidanzata Chelsy Davy, alla sua famiglia e anche ad alcuni aspetti del suo servizio militare sono state pubblicate dopo essere state ottenute illegittimamente.
Nel corso del processo sono emersi con chiarezza tutti i mezzi utilizzati in maniera molto spregiudicata dai media inglesi. Le intercettazioni dal 1995 fino al 2006 (anno dell’arresto del corrispondente reale del News of the World Clive Goodman), erano estremamente diffuse. Dopo il 2006 le attività d’indagine furono sottoposte a maggiori controlli, ma i controlli telefonici illegali rimasero uno strumento d’indagine importante per i tabloid almeno fino al 2011.