Anche stavolta di venerdì, proprio a ridosso del weekend. Come se non bastasse, a dieci giorni da Natale. I sindacati hanno piazzato sotto l’albero degli italiani il loro omaggio: uno sciopero nazionale del trasporto pubblico che ieri, dalle 9 alle 13, ha creato non pochi disagi in tutto il Paese. E poteva anche andare peggio, visto che inizialmente le sigle di base avevano indetto uno stop di ventiquattr’ore, per fortuna scongiurato dalla precettazione con cui il ministro Matteo Salvini aveva ridotto la mobilitazione a quattro ore. In ogni caso, le agitazioni sindacali sono state sufficienti a paralizzare le grandi città.
A Milano, ad esempio, sono stati segnalati notevoli ritardi su tram, metropolitane e bus, con lunghe code di attesa alle banchine. Analoga la situazione a Roma. A farne le spese sono stati i comuni cittadini e i lavoratori, ma anche i commercianti, penalizzati a pochi giorni dalle festività. Sì, perché lo sciopero ha di fatto azzoppato per almeno mezza giornata lo shopping natalizio, con il conseguente disappunto di parecchi esercenti e di altrettanti consumatori ostacolati negli spostamenti. Peraltro, in alcuni casi i disagi si sono protratti oltre l’orario previsto a causa dei cosiddetti «bus lumaca», in servizio ma guidati a rilento per l’intera giornata.
«Qualche sindacato voleva bloccare il Paese per ventiquattr’ore; io mi sono preso l’onore e l’onere di garantire il diritto di sciopero ma anche il diritto dei cittadini di andare a lavorare e conto che questo venga capito», aveva ribadito in mattinata Salvini, rivendicando la decisione di accorciare i tempi della protesta, come consentito dalla legge. In tutta risposta, i sindacati l’avevano subito buttata in politica. «L’operazione del ministro è stata propagandistica, autoritaria e antidemocratica», ha attaccato Maurizio Landini (in foto), che già si era visto ridimensionare dal vicepremier la mobilitazione Cgil del 17 novembre scorso. «La precettazione del nostro sciopero generale è stata contro la Costituzione perché lo sciopero non è un diritto dei sindacalisti ma è un diritto delle singole persone», ha continuato l’ex metalmeccanico. Nelle stesse ore in cui i cittadini sperimentavano le conseguenze dello sciopero, a dare man forte ai sindacati ci pensavano i giuristi democratici: «Salvini viola la Costituzione, scavalca il Parlamento e rende l’Italia un Paese più povero di diritti e più ricco di prepotenza e abuso». Peccato che lo stesso Tar del Lazio avesse respinto il ricorso di alcune associazioni sindacali per chiedere la sospensione dell’ordinanza emanata dall’esponente di governo, proprio tenendo conto dei disagi che sarebbero stati causati all’utenza da un’astensione di ventiquattro ore. E meno male che i sindacati dovrebbero stare dalla parte dei lavoratori. A proposito: per il 22 dicembre prossimo, alcune sigle tra cui la Cgil hanno convocato un nuovo sciopero, stavolta per gli operatori del settore terziario e del turismo. Previste manifestazioni a Milano, Roma, Napoli, Cagliari e Palermo. Con tanti auguri agli italiani che dovessero subire disagi.