Orsa uccisa: indagate oltre 100 persone per minacce al cacciatore

L'uomo che ha ucciso l'orsa Amarena risulta essere persona offesa dopo le minacce di morte ricevute sul web, e sono 136 le persone indagate

Sono 136 le persone che risultano indagate per insulti e minacce rivolte sul web a Andrea Leombruni, l’uomo di San Benedetto dei Marsi che lo scorso 31 agosto uccise con un colpo di fucile l’orsa Amarena simbolo del Parco nazionale dell’Abruzzo-Lazio e Molise. Così l’uomo da accusato ora passa a vittima. È stato il suo avvocato di fiducia, Berardino Terra, del foro di Avezzano, a confermare che la Polizia postale ha individuato i responsabili delle minacce, tramite i social, e ora sono state indagate dalla Procura della Repubblica. Telefonate minatorie arrivate anche allo stesso legale. Ora le persone iscritte sul registro degli indagati hanno il tempo di motivare i messaggi inviati a Leombruni e solo dopo il Pm deciderà se portarle a giudizio. Subito dopo aver esploso il colpo di fucile fatale per Amarena, il web fu invaso da messaggi minatori e per questo il 56enne fu messo sotto scorta.

Le indagini

Individuati dalla polizia postale, risultano ora formalmente indagati dalla procura della Repubblica di Avezzano come responsabili delle minacce anche di morte che perseguitano Leombruni. Il procuratore capo della Repubblica è in attesa di ricevere le perizie disposte sull’animale per ricostruire la traiettoria del colpo di fucile rispetto alla posizione dell’indagato, e quelle disposte sui cellulari dell’uomo e di sua moglie alla ricerca dei messaggi scambiati tra i due in quei tragici momenti.

Il pentimento

Dal giorno dell’uccisione di Amarena, orso simbolo del Parco Nazionale dell’Abruzzo, Lazio e Molise, Andrea Leombruni fu raggiunto da minacce di morte che lo costrinsero a vivere per venti giorni sotto scorta, spaventato anche per la sua famiglia non risparmiata dagli attacchi minatori. “Ho sbagliato, l’ho capito subito dopo aver esploso il colpo. I carabinieri li ho chiamati io. Ci devi passare per capire quello che sto provando”, così si difese Leombruni all’indomani dell’uccisione dell’orsa Amarena e che oggi, da carnefice, diventa vittima di una violenza di cui i responsabili sono stati chiamati a rispondere nelle aule di tribunale.

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