Giorgetti sul patto di stabilità: “Firma? Solo se nell’interesse dell’Italia”

Perché il Patto può essere un'opportunità

Sul patto di stabilità ci sono degli spiragli, ma la trattativa è ancora molto complessa. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha confermato che la posizione italiana si deciderà alla fine del negoziato e non è da escludere il ricorso al veto. Ospite ad Atreju, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha ribadito che le negoziazioni sono andate avanti, ma le possibilità che si arrivi a un accordo la settimana prossima sono “scarse“. “Non ho niente contro le videoconferenze” ma “anche no” a chiudere in video un accordo “che condiziona l’Italia per i prossimi anni. Quindi un Ecofin in presenza è più opportuno”, ha aggiunto il titolare dell’Economia, rimarcando che il dialogo andrà avanti finché ci saranno condizioni anche politicamente diverse.

Soffermandosi sul potere di veto, Giorgetti ha evidenziato che potrebbe essere utilizzato anche dalla Germania, a cui converrebbe un ritorno alle regole precedenti. Il ministro in quota Lega ha invocato saggezza e responsabilità “prima di ingaggiare una guerra contro chi ha numeri più ampi”: “Bisogna mandare avanti gli ambasciatori. Noi giochiamo la partita con coraggio”. Una cosa è certa: Roma valuterà tutti i mezzi che ha a disposizione per fare gli interessi nazionali: “Metteremo la firma se ci sono gli interessi del Paese”. Giorgetti ha inoltre sottolineato che, in caso di mancato accordo sulle regole entro all’anno, dal 2024 “il tessuto normativo è quello del vecchio Patto, ma con le linee guida della Commissione” europea che nel 2023 ha detto che “comunque il 2024 sarà un anno di transizione”, quindi i bilanci saranno fatti sia tenendo conto del vecchio patto sia delle linee guida.

Nel corso del suo intervento alla kermesse di Fratelli d’Italia, Giorgetti ha paragonato l’Ue a un’assemblea di condominio: “È incapace di prendere decisioni in tempi tempestivi e strategici, è impossibile decidere”. Manca la dimensione politica dell’Europa, l’analisi del ministro dell’Economia, che è poi tornato a parlare del tanto discusso Superbonus, che “continua a emanare radioattività” nonostante il sacco di sabbia messo sopra dal governo. I numeri parlano chiaro, il conto da pagare è arrivato a 94 miliardi e entro fine anno saranno sforati i 100 miliardi: “Non ho mai cambiato idea sul Superbonus, l’ho paragonato alla morfina di Stato. Perché quando fai un’operazione hai dolori e ti danno morfina, poi vaneggi, poi succede che l’anestetista giorno per giorno deve ridurre la morfina ma normalmente il paziente ne vuole ancora. E così è andata col Superbonus”.

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