Lo scorso 12 dicembre ha fatto il giro del mondo la notizia del risarcimento di circa 50mila sterline che il principe Harry dovrà versare alla Associated Newspapers Limited, editore del Daily Mail e del Mail On Sunday. Il giudice non ha ritenuto valida l’accusa di diffamazione lanciata dal duca proprio contro l’edizione domenicale del Mail per un articolo pubblicato nel febbraio 2022. Per Harry, però, una sorta di rivincita nella battaglia contro i tabloid è già arrivata. L’Alta Corte di Londra ha condannato il Daily Mirror per violazione della libertà personale tramite “intercettazioni illegali”.
Un principe in tribunale
Lo scorso 6 giugno il principe Harry tornò a Londra per testimoniare contro il Mirror Group Newspapers, editore del Daily Mirror, del Sunday Mirror e del Sunday People. Fu il primo royal della storia moderna a entrare in un’aula di tribunale per deporre di fronte a un giudice (non accadeva da 132 anni). Il duca, infatti, aveva accusato l’editore del Mirror di violazioni della privacy e della libertà personale attraverso delle intercettazioni, compreso l’hackeraggio del telefono, che sarebbero avvenute tra il 1996 e il 2011.
Queste intrusioni nella vita privata di Harry, da cui sarebbero stati tratti ben 33 articoli, avrebbero avuto serie ripercussioni sulle sue relazioni (per esempio quella con Chelsy Davy, che si sarebbe sentita accerchiata e soffocata dai paparazzi), ma anche sulla sua serenità, facendolo sprofondare nel baratro della “depressione” e imprimendo un’impronta indelebile sulla sua quotidianità e sul suo futuro.
Il principe, dimenticando perfino l’usuale neutralità politica della royal family, si scagliò contro i tabloid: “Il nostro Paese è giudicato nel mondo intero in base allo stato della nostra stampa e del nostro governo. Entrambi, credo, hanno toccato il fondo. La democrazia fallisce quando la stampa non riesce a controllare e richiamare alle sue responsabilità il governo scegliendo, invece, di conviverci in modo da avere garantito lo status quo”.
“Ho ucciso il drago”
Ora l’Alta Corte di Londra ha condannato l’editore a risarcire Harry con 140.600 sterline rispetto alle 320mila chieste dagli avvocati del principe e puntualizzato che le intercettazioni illegali sarebbero iniziate tra il 1995 e il 1996, ma sarebbero continuate “in modo esteso e abituale” dal 1998, raggiungendo il culmine tra il 2006 e il 2011. Non solo: i giudici hanno accusato l’ex amministratore delegato del gruppo editoriale, Sly Bailey, di aver “chiuso gli occhi” di fronte alle violazioni della privacy.
Il principe Harry, tramite il suo legale, David Sherborne, ha fatto sapere di essere “felice” per la vittoria e per aver, così, “ucciso il drago”, spiegando: “Mi hanno detto che uccidere i draghi ti brucerà, ma alla luce della vittoria di oggi e dell’importanza di fare ciò che è necessario per una stampa libera e onesta è un prezzo che vale la pena pagare”. L’avvocato del duca di Sussex ha anche spiegato: “Ogni parte della vita del principe durante questi anni è stata invasa da questi giornali, usando metodi illegali…l’utilizzo di tali metodi da parte di un gruppo di media nazionali ha portato qui [Harry], non un vendetta contro la stampa in generale”.