“Sono assassini…”. Governo, Chiesa e polizia nel mirino transfemminista

"Sono assassini...". Governo, Chiesa e polizia nel mirino transfemminista

La lotta al cosiddetto “patriarcato” continua. L’odio non si ferma. Dopo la manifestazione del 25 novembre scorso a Roma, caratterizzata da momenti di tensione con le forze dell’ordine e dal raid contro la sede di Pro Vita e Famiglia, le associazioni transfemministe tornano in piazza. Stavolta, però, con una mobilitazione nazionale prevista per domani, sabato 16 dicembre. A lanciare l’iniziativa è stato anche stavolta il movimento Non una di meno, attraverso un comunicato grondante di ideologia diffuso sui social. “Saremo nelle strade e nelle piazze in tutta Italia, per gridare basta e liberarci dalla violenza maschile e di genere e dall’oppressione patriarcale“, si legge.

Che poi, cosa sia esattamente questo “patriacato” non sembrano saperlo nemmeno loro. “Cos’è il patriarcato? E cos’è la violenza patriarcale?“, domandano gli stessi attivisti di Non una di meno sui social. E la risposta è un profluvio di ostilità contro la politica, le istituzioni, i giornali, la polizia e l’universo maschile. Tra i bersagli principali c’è chiaramente l’esecutivo in carica. Il patriarcato – recita il comunicato – “sono le misure del pacchetto sicurezza proposto dal governo Meloni, ricette securitarie e razziste che aggravano drammaticamente il quadro. Sono i tagli del 70% alla prevenzione della violenza di genere che il governo ha attuato in questo ultimo anno“.

Violenza patriarcale – proseguono le transfemministe – “è una proposta di legge di Provita e Famiglia che ha raccolto più di 100mila firme e che vorrebbe costringere chi deve interrompere la gravidanza ad ascoltare il battito fetale. La guerra sui corpi corre parallela a quella sui territori“. Quella degli attivisti contro l’associazione prolife, del resto, è un’ostilità manifesta, già tradottasi in azioni aggressive apertamente rivendicate. “Abbiamo sanzionato la sede di Pro Vita & Famiglia, espressione del patriarcato becero e anti-scelta“, avevano fatto sapere da Non una di meno dopo il tentativo di assalto alla sede romana della Onlus, nella quale era stata anche rinvenuta una bottiglia piena di polvere pirica (fortunatamente non esplosa).

E alla vigilia di una nuova giornata di mobilitazione i toni sono ancora quelli dell’odio e dell’intolleranza. “Insieme puntiamo il dito, perchè sappiamo chi sono gli assassini, gli stupratori e i violenti: la chiesa, i giudici, la polizia, ‘il presidente’, i ‘bravi ragazzi’. Unitə rifiutiamo un sistema che ci uccide, ci stupra, ci impoverisce. Insieme urliamo e organizziamo la nostra rabbia“, si legge di nuovo nel comunicato diffuso online. Toni e parole che dimostrano una scarsa propensione al confronto e che preoccupano, dal momento che risuonano come l’ennesimo appello a “bruciare tutto” (in senso metaforico, ci si augura), con tanto di inquientante elenco dei presunti nemici.

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