Nuovo venerdì, nuovo sciopero, nuovi scontri. Anche per il 15 dicembre i sindacati hanno annunciato la mobilitazione del trasporto pubblico: braccia incrociate dalle 9 alle 13 in tutta Italia. Niente stop di 24 ore, dunque, a causa della quarta precettazione di fila effettuata dal ministro Matteo Salvini. Il clima è di alta tensione, come testimoniato dagli attacchi frontali firmati da Maurizio Landini & Co. Ma il segretario federale della Lega tira dritto: “Qualche sindacato voleva bloccare il Paese per 24 ore e io mi sono preso l’onere di garantire il diritto allo sciopero, ma di garantire ai cittadini la libertà di movimento e di andare a lavorare”.
Da Milano a Roma, lo sciopero ha causato disagi in tutta Italia. Enormi difficoltà per chi lavora ma anche per i turisti, senza dimenticare i danni arrecati alle attività commerciali: bloccare le città a una settimana dal Natale è semplicemente folle. Shopping in ginocchio e strade intasate a causa dei bus lumaca, con i mezzi in strada guidati a rilento per tutto il giorno. Incurante di tutto ciò, Landini è tornato ad attaccare il governo e non è mancato il solito riferimento al presunto autoritarismo del governo Meloni. “La precettazione del nostro sciopero generale è stata contro la costituzione perché lo sciopero non è un diritto dei sindacalisti ma è un diritto delle singole persone”, le parole del segretario federale della Cgil: “Scioperare non è un obbligo ma se tu metti in discussione questa libertà stai mettendo in discussione la democrazia e la libertà del cittadini di usare la propria testa e di utilizzare un diritto”. Mirino puntato su Salvini e sulla precettazione: “L’operazione del ministro Salvini è stata un’operazione propagandistica autoritaria e antidemocratica“.
Un affondo frontale, netto, senza filtri. Quasi da leader della sinistra, che secondo qualcuno è la sua ambizione, basti pensare all’appoggio di certa stampa e al silenzio su determinati dossier. Forse il piglio politico durante la filippica su legge di bilancio, Patto di stabilità e Mes non è un caso. “La manovra taglia la la sanità non aumenta i salari e non combatte l’evasione fiscale. Abbiamo avanzato molte proposte ma stanno mettendo la fiducia che sta impedendo una discussione in parlamento, né c’è stata una possibilità di confronto con le organizzazioni sindacali e questo credo sia un problema molto serio perché in questo modo si sta mettendo in discussione la democrazia del nostro paese”, le sue parole. Insomma, la solita solfa, con l’immarciscibile riferimento ai rischi per la democrazia, un cavallo di battaglia dei compagni. A proposito dei temi europei, il numero uno della Cgil ha posto l’accento sulla presunta contraddizione tra le parole con cui il governo dice di voler superare la il patto di stabilità e di volere nuove regole e la realtà: “Le sue politiche vanno esattamente nella direzione opposta perché se tu vuoi avere una credibilità in Europa ci sono alcune cose che devi fare a partire da quelle che dipendono da te come la lotta all’evasione fiscale che non è una colpa dell’Europa ma una responsabilità del nostro paese e di chi governa visto se non va a prendere i soldi dove ci sono per mettere mano ai provvedimenti fondamentali”. Visibilità garantita, ma c’è anche un altro aspetto da tenere presente: in pochi, pochissimi conoscono le rivendicazioni dell’ennesimo sciopero ordinato da Landini e soci. Forse perchè le priorità sono altre?