Le grilline forcaiole a targhe alterne

Le grilline forcaiole a targhe alterne

Come il garantismo, da noi anche il femminismo è a targhe alterne. Premesso che da garantista Ciro Grillo, accusato di stupro insieme a suoi tre amici, è innocente fino a prova contraria, nell’ultima udienza la presunta vittima ha subito di sicuro una violenza, quella di un interrogatorio che neppure ai tempi dell’Inquisizione. Il Torquemada tra l’altro è una donna, l’avvocata Cuccureddu (inutile che vi dica che è sarda), che al Tribunale di Tempio Pausania ha tormentato per cinque ore la ragazza con domande insistenti tipo: «Ma se aveva le gambe piegate, come ha fatto a toglierle i pantaloni?».

Oppure: «Ci può spiegare come le sono stati tolti gli slip?». Poi c’è questa che è il top dell’idiozia: «Come mai non ha reagito con i denti durante il rapporto orale?».

Non capisco il senso giuridico perché se una donna viene stuprata i pantaloni le vengono tolti anche con le gambe piegate (con la forza, non è Hulk), su come le sono stati tolti gli slip idem, e quanto ai denti può esserci la paura di essere in mezzo a un gruppo di maschi eccitati e più forti di lei, e non sei lo squalo di Spielberg. Per cui sulla colpevolezza di Ciro Grillo aspettiamo la sentenza, sulla morbosità di cinque ore di tortura di domande del cavolo no.

Ma soprattutto, mi domando, le femministe grilline, quelle pronte a condannarti ancora prima della condanna, quelle dure e pure che una donna ha sempre ragione a priori, dove cavolo sono finite? Tutte zitte, ammutolite, da grilline sono diventate i formicaleoni studiati da Giorgio Vallortigara.

Probabilmente perché c’è di mezzo il figlio del capo, e meglio tacere. Tra l’altro anche Grillo, diciamo la verità, ha scoperto il garantismo solo quando è toccato a lui e alla sua famiglia (qui ha ragione Matteo Renzi), prima urlava ovunque tutti dentro, senza neppure un processo.

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