Qui «non c`è né allarme, né preoccupazione. Il ricorso dell`opposizione albanese e il blocco per permettere la decisione della Corte Costituzionale erano due eventi ampiamente previsti che erano già stati messi in conto».
La fonte de Il Giornale a Palazzo Chigi commenta così, a 24 ore di distanza, il blocco dell`intesa per la realizzazione in Albania di due centri di accoglienza destinati ad ospitare i migranti raccolti in acque internazionali dalle navi della nostra Guardia Costiera. Il blocco, deciso dai giudici alla vigilia della ratifica dell`accordo da parte del Parlamento di Tirana, è la conseguenza di un doppio ricorso all`Alta Corte presentato dai deputati dell`opposizione di centro-destra guidata dall`ex premier Sali Berisha e dal Partito democratico di Lulzim Basha. I due ricorsi impongono ai giudici della suprema Corte di valutare, entro tre mesi, la congruità dell`accordo rispetto alla legislazione albanese e di emettere una sentenza. «Tutto questo – spiegava il premier Edi Rama durante una conferenza stampa tenuta a Tirana – rientra nei compiti della Corte Costituzionale che ha il dovere di valutare un accordo internazionale prima della sua ratifica».
Il procedimento non inizierà comunque prima del 18 gennaio quando, stando al calendario fissato dall`Alta Corte, inizierà la presa in esame del doppio ricorso. Stando ai media albanesi che hanno accesso agli atti la sentenza non potrà arrivare dopo il 6 marzo quando scadranno i tre mesi dall`effettivo deposito dei ricorsi. Proprio per questo la procedura non dovrebbe comportare eccessivi ritardi rispetto ai tempi previsti dal nostro governo. «Quando abbiamo messo nero su bianco il protocollo d`intesa Edi Rama è stato il primo ad avvertire che l`opposizione si sarebbe mossa e la Corte Costituzionale avrebbe di conseguenza dovuto valutare i suoi ricorsi. Proprio per questo il calendario per la costruzione dei due centri aveva già previsto questa sospensione che a detta di quanto anticipato a suo tempo da Rama non durerà più di qualche settimana». Ma se anche la Corte ci mettesse tre mesi, ovvero il tempo massimo previsto, non sarebbe un problema. «I lavori di allestimento dei due centri non sarebbero comunque potuti partire prima dell`approvazione del decreto da parte de nostro Parlamento. E questo di certo non avverrà prima di marzo. Dunque fin qui i rinvii sul fronte italiano e su quello albanese vanno di pari passo».
Il nostro governo si dice estremamente ottimista anche rispetto al rischio di un`eventuale cassazione del provvedimento. «Edi Rama ci ha sempre assicurato che la bocciatura dell`intesa non fosse un`eventualità e noi non possiamo che fidarci delle sue assicurazioni». Secondo la fonte del nostro governo le scarse probabilità di bocciatura derivano dall`infondatezza del concetto di «illegittima cessione del territorio» usato dall`opposizione albanese per chiedere la cancellazione delle intese. «Nella realtà Edi Rama e Giorgia Meloni non hanno concordato una cessione di territori, ma semplicemente l`applicazione di un accordo di extra territorialità simile a quello applicato per le ambasciate e le rappresentanze diplomatiche in genere. E questa è un`eventualità ampiamente prevista anche dalla giurisdizione di Tirana».