Il giallo dei finti interventi Bufera sul chirurgo del Papa

Il giallo dei finti interventi Bufera sul chirurgo del Papa

Falso in atto pubblico. Questa l’accusa che pende sulla testa di Sergio Alfieri, il chirurgo di fiducia del Papa, indagato dalla Procura di Roma. L’iscrizione al registro non è arrivata di punto in bianco ma dopo un esposto presentato ai carabinieri del Nas lo scorso febbraio. Alfieri avrebbe firmato il registro degli interventi operatori al Policlinico Gemelli di Roma anche quando non era lui a operare i pazienti.

E in quelle stesse ore avrebbe partecipato a convegni e incontri. Varie attività insomma, al di fuori della sala operatoria. In alcuni casi la sua firma risultava su due registri nello stesso momento. Un’ubiquità difficile anche per il medico di casa al Vaticano. L’ipotesi su cui si indaga è quella di un collaudato sistema che grazie all’alternanza delle firme nel registro operatorio permettesse al chirurgo di fare più interventi in regime privato. Tutto verrà verificato confrontando gli orari delle cartelle cliniche e incrociando le informazioni sulle attività. Ma va anche considerato il fatto che, se un’operazione dura dieci ore, il chirurgo non sta lì tutto il tempo, non è necessario.

«Sono sereno, mi sono sempre comportato bene – si limita a dire il medico della Consulta vaticana – Sono dispiaciuto per i miei figli, per il Papa e per il Policlinico Gemelli». «Mica andavo a giocare a golf – spiega in un’intervista al Tg1 – Spesso sono in ospedale dalla 7 del mattino fino a tarda sera, lavoro in èquipe, è normale non stare in sala operatoria tutto il tempo». L’inchiesta? «Non commento articoli pubblicati sui giornali». Il riferimento è allo scoop del quotidiano La Stampa del giornalista Paolo Festuccia, lo stesso che lo scorso febbraio presentò la denuncia. Un faro è stato acceso anche sull’operato del giornalista. «Il professor Alfieri è certo di aver sempre operato nel rispetto delle regole – interviene il suo legale, Carlo Bonzano – Non conosciamo nulla del merito della vicenda se non quanto appreso da notizie di stampa. E non abbiamo mai ricevuto alcuna contestazione o avviso dalla Procura. Quando saremo messi in condizione di conoscere gli addebiti ipotizzati e gli elementi su cui si assume essi poggino, come sempre avremo un atteggiamento di piena lealtà collaborativa con l’autorità giudiziaria al fine di chiarire quanto prima ogni profilo». Sulla vicenda interviene anche il Policlinico Gemelli che esprime la propria «fiducia nei confronti della magistratura, alla quale continua ad assicurare la più ampia collaborazione». Nella nota si respinge al contempo «qualsiasi strumentale tentativo di offuscare l’operato di una struttura che ogni giorno eroga, a tutti coloro che vi si rivolgono, cure di elevata e riconosciuta qualità». Alfieri, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Addominali ed Endocrino Metaboliche del policlinico Agostino Gemelli, ha operato per due volte papa Bergoglio. La prima, nel luglio 2021, per una stenosi diverticolare del sigma che ha comportato la resezione di un tratto del colon, e nel giugno di quest’anno per una laparotomia e plastica della parete addominale con protesi, in corrispondenza delle cicatrici di pregresse operazioni.

Lo scorso giugno, Alfieri aveva scelto di convocare una conferenza stampa al termine dell’operazione a Papa Francesco per riferire sul suo stato di salute, con una trasparenza non così consueta. I due avevano una confidenza consolidata dalla fiducia professionale. «A quando il terzo intervento?» disse scherzando il Papa uscendo dalla sala operatoria la scorsa estate. Il chirurgo ha avuto una carriera sfavillante: è entrato nel cda della Fondazione Policlinico Gemelli, nella Consulta Vaticana ed è diventato direttore scientifico dell’ospedale Gemelli-Isola Tiberina.

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