Grillo, bufera sul legale. “Rifarei quelle domande”

Grillo, bufera sul legale. "Rifarei quelle domande"

Un processo al processo, un resoconto in diretta web di come nei processi per stupro alle presunte vittime sia riservato dai difensori un trattamento destinato a demolirne con ogni mezzo la credibilità. È quanto avviene quotidianamente ma stavolta si tratta di un processo ad alto tasso mediatico, quello al figlio di Beppe Grillo e ai suoi amici. La polemica per l’interrogatorio cui viene sottosta Silvia, la ragazza che ha denunciato i quattro giovani, esplode, dopo che il legale della vittima ha parlato di «clima medievale». Ma l’avvocato che ha condotto il controesame, Antonella Cuccureddu, non arretra di un passo: e ieri, davanti al tribunale, prima della nuova udienza, fa sapere: «Non mi faccio intimidire», rivendicando il suo diritto di difensore a scavare nei dettagli del racconto di Silvia. «Io continuerò a fare il mio lavoro nell’unico modo in cui lo so fare facendo il mio dovere professionale fino in fondo. Questo processo è un processo di violenza sessuale e quindi chiaramente non ci sono domande su furti di borsette ma semplicemente sui fatti. Solo ed esclusivamente sui fatti».

Sulla Cuccureddu è piovuto di tutto: dalla veemente protesta dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, alla legittima indignazione sul web, alle minacce di morte. «Il giudice e il pubblico ministero mi hanno espresso la loro solidarietà e mi hanno invitato a sporgere denuncia per le minacce», dice. E d’altronde nell’udienza nell’altro ieri le domande, anche le più dure, quelle sugli slip, o l’incredibile «perché non glielo ha morso?» erano state ritenute lecite. Anzi, la Cuccureddu sostiene che anche il giudice Contu ci avrebbe messo del suo, «sono state stigmatizzate domande fatte dal Tribunale». Ma chi era presente in aula non conferma: ad incalzare Silvia, a evocare i dettagli più scabrosi, era solo lei, l’avvocato del giovane Francesco Corsiglia.

Ieri si ricomincia. In un clima appena meno cupo, ma solo perché il racconto di Silvia è arrivato a quanto accade nelle ore successive, a partire dalla tarda mattinata del 17 luglio, dopo il risveglio delle due ragazze e del resto della comitiva. Dalle scene di sesso si è passati a dettagli apparentemente più lontani dal cuore dell’accusa: chi chiama il taxi, chi viaggia con le due amiche verso l’albergo. L’obiettivo è sempre quello, dimostrare che le due presunte vittime non erano scioccate e inferocite come parrebbe ovvio dopo una notte di stupri. Alla fine l’avvocato Cuccureddu si mostra soddisfatta, «la ragazza si è contraddetta più volte e ha detto una serie di non ricordo”». Ma Dario Romano, l’avvocato che assiste Silvia insieme all’onorevole Giulia Bongiorno, dà un quadro ben diverso: «Ancora una volta la nostra assistita ha ricostruito con grande sofferenza i fatti gravissimi di questo processo. È provata, è stanca e il calvario ancora non è terminato». Infatti dopo la Cuccureddu tocca agli altri difensori, che interrogheranno Silvia il 31 gennaio e l’1 febbraio. E rifaranno le stesse domande, come la legge consente loro.

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