“Ti prego solo di non dimenticarti che, se il mondo dovesse crollare, sarebbe meglio non fidarsi così facilmente di chiunque. Specialmente dei bianchi”. Esplode in America la polemica per la frase pronunciata da una dei protagonisti del film “Il mondo dietro di te“, dall’8 dicembre disponibile su Netflix. Negli Stati Uniti quello dell’integrazione razziale è ancora considerato un tema sensibile nonostante almeno nella politica gli otto anni di Barack Obama alla Casa Bianca abbiano infranto il “soffitto di cristallo”. A suscitare le critiche di molti spettatori è stato però il fatto che la pellicola sia stata prodotta proprio dall’ex presidente e da sua moglie Michelle.
Il film diretto da Sam Esmail è un thriller apocalittico tratto dal romanzo “Leave the world behind” dell’americano Rumaan Alam. Grazie anche alla presenza nel cast di star come Julia Roberts, Ethan Hawke, Kevin Bacon e Mahershala Ali, in pochi giorni ha raggiunto quasi 42 milioni di visualizzazioni. Senza svelare troppo della trama, la coppia interpretata da Roberts e Hawke si ritrova in vacanza insieme ai figli adolescenti in una villa poco distante da New York e viene sorpresa dall’arrivo in piena notte dei proprietari della casa, un padre con sua figlia. La coppia è in fuga da qualcosa che all’inizio sembra un semplice blackout metropolitano ma di lì a poco si rivelerà ben più grave costringendo le due famiglie ad una convivenza forzata.
Nel film la frase all’origine delle polemiche è pronunciata da una ragazza di colore e colpisce una società ancora alle prese con le disparità razziali che vengono denunciate non solo dalla popolazione nera ma anche da quella ispanica, asiatica e nativa americana. Secondo un sondaggio condotto nel 2022 dal Pew Research Center il 65% degli afroamericani sostiene che la crescente attenzione alle questioni razziali non abbia portato ad un miglioramento della vita per chi appartiene a tale comunità.
Il regista de “Il mondo dietro di te“, creatore anche della fortunata serie “Mr Robot“, ha dichiarato in un’intervista a Vanity Fair che Obama è intervenuto in maniera attiva come consulente condividendo numerosi suggerimenti sulla sceneggiatura con l’obiettivo di rendere la storia più realistica. Per Esmail la maggior parte dei suoi appunti erano relativi “ai personaggi e all’empatia che potremmo provare nei loro confronti. Barack è un grande amante del cinema e le sue note non dipendevano solo dal suo background. Erano note di un fan del libro che voleva vedere davvero un bel film”.
All’ex presidente il romanzo di Alam era infatti piaciuto così tanto da averlo inserito nel 2021 nella lista delle sue letture consigliate per l’estate, una tradizione cominciata nel 2009 quando era alla Casa Bianca, decidendo di finanziare insieme alla moglie Michelle il suo adattamento cinematografico. La power couple ha firmato con Netflix un accordo che prevede la realizzazione di film e serie televisive creando Higher Ground, una società di produzione di contenuti relativi a temi sociali come le differenze di ceto e di razza, la democrazia e i diritti civili. Il primo lavoro da loro prodotto, “American Factory“, racconta la storia di un impianto abbandonato della General Motors rimesso in attività da un miliardario cinese. L’opera nel 2019 si è aggiudicata il premio Oscar per il miglior documentario.
La storia raccontata nella pellicola Netflix è una di quelle capaci di tenere lo spettatore incollato allo schermo nonostante un ritmo volutamente lento e poche, ma impressionanti, scene tipiche dei disaster movies che ormai da decenni cercano di immaginare come potrebbe avvenire la fine del mondo. Il film si presta a diverse interpretazioni e, come per l’avvertimento sui bianchi, ha dato spunto a diverse riflessioni anche sulla natura e sulla dipendenza tecnologica. Elon Musk, alquanto irritato, è intervenuto sul social X per una scena che ha coinvolto decine di Tesla “impazzite”. È però lo stesso regista a fornire la chiave di lettura per la sua opera affermando che in caso di una crisi generale dovremmo fare affidamento gli uni sugli altri e “non dovremmo aspettare che la catastrofe avvenga. Il lavoro comincia adesso. Penso che Obama direbbe la stessa cosa”.