Tra Stati Uniti e Iran la linea rossa è stata superata da tempo. All’indomani della recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, le tensioni antecedenti tra Washington e Teheran sono andate progressivamente esacerbandosi, soprattutto in mare, dove sta avvenendo una battaglia a episodi tra i due principali patron delle due parti in conflitto a Gaza.
Con l’obiettivo dei ribadire la propria superiorità sui mari, oltre che esercitare deterrenza vecchio stile, gli Stati Uniti hanno tirato fuori dal cilindro il cacciatorpediniere lanciamissimili della classe Arleigh Burke USS Laboon, lo stesso che attaccò l’Iraq nel 1996. La potente nave era stata avvistata l’11 dicembre scorso, quando aveva fatto il suo ingresso nello stretto di Gibilterra per condurre, secondo le fonti Usa, operazioni nell’area di competenza della 6a Flotta.
The USS Laboon (DDG 58), transits the #StraitOfGibraltar and enters the #MediterraneanSea to conduct operations in the #US6thFleet area of operations, Dec. 11, 2023. #USNavy #USSLaboon #DDG58
https://t.co/ulWbb8Wkn3— U.S. Naval Forces Europe-Africa/U.S. 6th Fleet (@USNavyEurope) December 12, 2023
Il Laboon come risposta agli attacchi dei proxy filoiraniani
Appena due giorni fa, il comandante della marina iraniana, il contrammiraglio Shahram Irani, ha affermato che presto la Repubblica islamica costringerà una portaerei degli Usa nel Golfo Persico a lasciare la zona. “Presto li cacceremo fuori dalla regione“, ha detto Irani, come riporta Irna, durante una conferenza a Teheran, aggiungendo che l’Iran “non sarà più sotto pressione ed è in grado di esercitare influenza“. Secondo Irani, gli Usa sono arrivati nel Golfo “per sedizione e per soddisfare i loro interessi“.
Ieri, invece, ancora un attacco dei proxy a danno di Washington: combattenti filo-iraniani in Siria hanno rivendicato l’attacco a una base militare statunitense vicino al principale sito petrolifero della regione. A rivelarlo, l’account Telegram della Resistenza islamica in Iraq, ombrello di gruppi armati alleati dell’Iran e che lottano contro l’occupazione militare statunitense in Siria e in Iraq. Da metà ottobre, poco dopo l’esplosione del conflitto armato tra Hamas e Israele, sono decine gli attacchi delle forze filo-iraniane in Siria e Iraq contro basi militari Usa lungo la valle dell’Eufrate in Siria e quella del Tigri in Iraq.
Il passato glorioso del Laboon
Il 14 ottobre scorso, la Difesa Usa aveva inviato nel Mediterraneo orientale il gruppo di assalto della portaerei Gerald P. Ford (che include un’ala aerea imbarcata, incrociatori e cacciatorpediniere di accompagnamento). La portaerei aveva appena terminato un’esercitazione con la Marina italiana quando è stato chiesto al suo equipaggio di 5mila uomini di portarsi verso sud-est. Ad una settimana dagli attacchi è stata la volta anche della Uss Dwight Eisenhower e del suo gruppo d’assalto a cui è stato ordinato di raggiungere la Ford con il compito di “scoraggiare azioni ostili” o di ampliare gli attacchi a Israele. Il Laboon fa, infatti, parte del gruppo d’assalto della Eisenhower.
Una nave non solo in grado di effettuare operazioni ad alto livello, ma soprattutto di evocare fantasmi della storia recente. In mare dal 1993, nell’autunno del 1996 si rese protagonista del lancio di missili Tomahawk contro alcuni obiettivi sensibili in Iraq, guadagnandosi un primato all’interno della sua classe. Dopo altre missioni minori, nel 2012 ricevette l’ordine di portarsi in prossimità delle coste libiche qualora fosse dato l’ordine di attaccare, in un’eventuale operazione di rappresaglia per gli attacchi alle missioni diplomatiche. E ancora, nel 2015, assieme ad un’altra nave francese, fece ingresso nel Mar Nero in una missione di presenza, conseguente all’annessione della Crimea da parte di Mosca. Nel 2018, invece, la Laboon si è resa protagonista di un altro attacco con i Tomahawk in quel del Mar Rosso, come rappresaglia per gli attacchi chimici ai danni di civili sulla città di Douma.