“Non stiamo denunciando per delle lesioni, stiamo denunciando per violenza sessuale“, con queste parole, l’avvocato Marina Prosperi ha chiarito quale sarà l’accusa che verrà mossa all’agente che, durante gli sgomberi di Bologna, ha colpito Ilaria Cauzzi con il calcio che l’ha raggiunta nelle sue parti intime. Accusare di un reato simile un agente nel pieno dello svolgimento della sua attività di contenimento è strumentale, anche perché non esistono filmati che ricostruiscono l’intera dinamica di quanto accaduto ma solamente un’immagine statica che immortala il preciso momento del colpo. E quello, oggettivamente, non si può negare.
Riavvolgendo il nastro, Cauzzi si trovava in prima linea durante gli sgomberi degli occupanti abusivi di Bologna a fare “cordone” a protezione degli occupanti contro le forze dell’ordine. Non è la prima volta che la ragazza partecipa a manifestazioni e azioni e nel suo profilo Instagram, tra le storie in evidenza, ce n’è solamente una ed è relativa a una manifestazione del 2019 del filone “Bologna non si Lega” contro l’attuale vicepremier Matteo Salvini. Era il 14 novembre e in quell’occasione ci furono importanti scontri tra forze dell’ordine e manifestanti in piazza contro gli sgomberi e, tra le altre cose, i decreti sicurezza. Non è chiaro se la ragazza fosse presente in quell’occasione ma ha sicuramente partecipato ad altre manifestazioni.
Sempre dalle tracce lasciate sui social, si evince che Cauzzi non sia solo occasionalmente vicina agli ambienti dei centri sociali cittadini. Si è taggata in passato negli spazi dello spazio autogestito exCentrale, ha manifestato interesse per il militante di Lotta Continua Francesco Lorusso e fin dalle scuole superiori sembra fosse vicina agli ambienti della sinistra. Nel suo profilo ci sono diverse evidenze di “lotta contro il patriarcato” anche in tempi meno recenti, come la protesta “tette libere”. Che ora si esponga con una denuncia per violenza sessuale contro il poliziotto che stava operando in una situazione di caos, con indosso un casco che lascia una visuale di campo molto limitata, per tutelare la sicurezza pubblica, non stupisce. Va anche ricordato che in quegli scontri ci sono stati 10 poliziotti feriti, che gli antagonisti hanno lanciato pietre e cassonetti contro gli agenti e che il responsabile della Digos ha subito gravi ferite.
“Quello che è successo a me ha la sua matrice nel patriarcato“, ha accusato Cauzzi nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio della denuncia per violenza. Ma poi ha anche aggiunto: “In quella piazza ho sentito un uomo che ha scelto di dirmi che io lì non ci dovevo stare perché io, in quanto donna, non devo stare nelle piazze, non devo avere voce. Ma io non tollero questa cosa“. Un poliziotto nell’esercizio del suo lavoro non è né uomo né donna: quando indossa quella divisa è un pezzo di istituzione che dev’essere rispettato. L’accusa che viene mossa è a un livello ancora più alto della strumentalizzazione e che il poliziotto, in quanto uomo, le abbia detto, in quanto donna, che non poteva stare lì è una distorsione della realtà di matrice propagandista.