Aveva otto auto e prendeva il reddito grillino. La truffa del marocchino salvato dal giudice

Aveva otto auto e prendeva il reddito grillino. La truffa del marocchino salvato dal giudice

Era stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver percepito illecitamente il reddito di cittadinanza, omettendo inoltre il possesso di ben otto veicoli Ma nelle scorse ore il giudice monocratico ha rimesso gli atti al giudice per l’udienza preliminare, a causa di un difetto nella citazione. E adesso l’imputato potrebbe essere prosciolto, beneficiando della sentenza nel frattempo emessa della Cassazione a sezioni unite in termini di presunte truffe legate al sussidio. Protagonista della vicenda che arriva da Perugia è un uomo di 46 anni originario del Marocco, finito a processo con l’accusa di aver beneficiato indebitamente del reddito di cittadinanza. Secondo quanto riporta il sito online PerugiaToday, il cittadino marocchino è stato accusato in primis di aver mentito sulla sua reale situazione economica, pur di rientrare nella platea dei beneficiari della misura assistenzialistica: nella domanda con cui ha richiesto il sussidio, avrebbe dichiarato il falso dicendosi disoccupato.

Ed avrebbe nascosto anche il fatto di essere proprietario di ben otto mezzi, fra auto e moto: si tratterebbe nel dettaglio di una Fiat, un Land Rover, una Volkswagen Golf, una Ford Mondeo, una Mercedes C 250 D, un’altra Mercedes, una Dacia Logan e un Kymco S4. Di più: l’uomo avrebbe mentito anche sullo status della moglie, indicandola come disoccupata nonostante risultasse imprenditrice con partita Iva. La difesa non ha sostanzialmente negato quanto contestato dagli inquirenti, ma ha fatto presente come la partita Iva fosse stata aperta due mesi prima della richiesta per il sussidio e che in quel momento la donna aveva comunque un reddito pari a zero. Per la procura di Perugia, così facendo il quarantaseienne straniero avrebbe quindi percepito oltre 21mila euro, anche grazie alle omissioni sopracitate. Ma nonostate tutto, l’uomo potrebbe comunque non essere condannato.

Il motivo è da ricercare in un pronunciamento della Cassazione legato al reddito di cittadinanza, risalente allo scorso luglio: è a quanto pare stato stabilito che le omesse o false indicazioni di informazioni contenute nell’autodichiarazione finalizzata all’ottenimento del reddito di cittadinanza costituiscono reato solo se finalizzate ad ottenere un beneficio non spettante o spettante in misura inferiore. In base a ciò quindi, anche se l’uomo avesse effettivamente mentito sulla sua situazione e sui suoi beni (come sostengono gli inquirenti) non potrebbe comunque essere condannato, a patto che in quel momento avesse davvero diritto al reddito. Qualora quest’ultima condizione venisse verificata insomma, anche false dichiarazioni o omissioni accertate passerebbero in secondo piano. E nel corso della nuova udienza preliminare, l’avvocato difensore chiederà a quanto sembra il proscioglimento del suo assistito proprio sulla base di quanto deciso dalla Cassazione.

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