Il decreto, a firma del governatore di Zaporizhzhia nominato dalle autorità occupanti russe, è del dicembre del 2022. Ma soltanto negli ultimi giorni è stato portato a conoscenza dall’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk. Yevhen Balytskyi, questo il nome del governatore nominato da Mosca, con il decreto in questione ha messo al bando la chiesa greco-cattolica nei territori di sua pertinenza. Non nel capoluogo Zaporizhzhia, in mano alle autorità ucraine, bensì in città quali Melitopol e Berdyansk. E in tutte le altre comunità attualmente sotto il controllo del Cremlino.
Il decreto di Balytskyi che bandisce la chiesa greco-cattolica
Il documento è stato pubblicato nei giorni scorsi nel portale ecclesiastico dell’arcidiocesi greco-cattolica di Kiev. Si tratta di due pagine con alla fine la firma del governatore Yevhen Balytskyi. In alto invece gli stemmi della regione di Zaporizhzhia assegnati da Mosca. Occorre infatti considerare che il Cremlino, a seguito dei referendum del settembre 2022, considera l’area occupata come parte integrante della federazione russa. Un’annessione non riconosciuta a livello internazionale, ma che a Mosca è invece considerata come un dato acquisito.
Nelle due pagine che compongono il documento, è stato proclamato nero su bianco il bando per la chiesa greco-ortodossa nella regione di Zaporizhzhia controllata dai russi. Questo vuol dire divieto di celebrare messe o di organizzare raduni tra fedeli. Il bando non riguarda solo le chiese, ma anche la Caritas e i Cavalieri di Colombo. Le associazioni umanitarie cioè collegate alla diocesi e alla chiesa greco-ortodossa di Kiev.
I motivi della decisione sono anch’essi stati scritti nel documento. In particolare, secondo il governatore filorusso nella regione di Zaporizhzhia sarebbe stati trovati “esplosivi e armi da fuoco negli edifici religiosi e nei locali ausiliari”, così come si legge nel decreto. “La missione della Chiesa greco-cattolica – aggiunge Balytskyi – viene svolta in violazione della legislazione sulle organizzazioni religiose e pubbliche della Federazione russa”. Il motivo è dato dalla “partecipazione dei parrocchiani alle rivolte di massa – si legge ancora nel documento – e alle manifestazioni anti-russe nel marzo-aprile 2022, la distribuzione di letteratura con appelli a violare l’integrità territoriale della Federazione Russa, la partecipazione attiva nella regione di Zaporizhzhia alle attività delle organizzazioni estremiste e alla propaganda delle idee neonaziste”.
Le parole dell’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk
Le accuse rivolte alla chiesa greco-cattolica di Zaporizhzhia sono state respinte in blocco da Kiev dall’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk. La sua risposta al decreto portato a galla nei giorni scorsi, è arrivata durante il suo ultimo discorso settimanale. Secondo mons. Shevchuk, le accuse rivolte dal governatore filorusso sono infondate.
Il decreto, sempre secondo l’arcivescovo, avrebbe come obiettivo unicamente la repressione della chiesa greco-cattolica nella regione occupata e la repressione di tutte le varie chiese diverse da quelle rispondenti al patriarcato ortodosso di Mosca. “Tutte le organizzazioni e comunità religiose – ha scritto Shevchuk – ad eccezione della Chiesa ortodossa russa, sono soggette a una dura repressione. Facciamo appello a tutte le istituzioni internazionali affinché facciano udire la loro voce in difesa dei credenti schiacciati nei territori occupati dalla Russia e in difesa del diritto internazionale umanitario che garantisce la libertà religiosa anche durante la guerra”.
“Oltre a interdire ogni azione – ha proseguito l’arcivescovo greco-cattolico di Kiev – le autorità di occupazione hanno stabilito di trasferire i beni mobili e immobili e i terreni della Chiesa all’amministrazione militare-civile, di rescindere i contratti di locazione dei locali e dei terreni che la Chiesa greco-cattolica ucraina aveva precedentemente concluso con le autorità locali, di non registrare la comunità religiosa Chiesa greco-cattolica ucraina presso le autorità di occupazione della regione e quindi di fatto di dichiararla illegale”.