Silvia in aula: “Mi sono sentita una preda”. E gli avvocati di Grillo jr: mostriamo il video choc

Silvia piange in aula. E gli avvocati di Grillo jr vogliono mostrare il video choc

È stata sospesa per problemi tecnici ed è poi ripresa nel pomeriggio l’udienza a porte chiuse davanti al Tribunale di Tempio Pausania (Sardegna) di Silvia (nome di fantasia), la studentessa italo-norvegese che nel 2019 denunciò Giro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, e i suoi quattri amici genovesi – Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia – per violenza sessuale di gruppo. “Quella notte mi sono sentita una preda“, ha detto la giovane, in lacrime, nel corso della deposizione. Domani si torna in aula.

Il racconto di Silvia

Nell’udienza di oggi, cominciata con circa un’ora di ritardo per alcuni problemi con la videoregistrazione, la 23enne ha risposto alle domande dell’avvocato Antonella Cuccureddu, legale di Francesco Corsiglia. “Mi sono sentita una preda“, ha detto la ragazza riguardo a quanto accaduto la notte dei presunti abusi. La deposizione non è stata interrotta, come era accaduto la volta precedente, sebbene Silvia fosse visibilmente provata ed emozionata.

L’avvocato di Corsiglia: “Tanti non ricordo”

Ci sono una sequenza impressionante di ‘non ricordo’. La ragazza non ricorda di avere baciato Ciro Grillo, pur essendo stata vista da molteplici persone, non ricorda di avere messo le gambe su quelle di Francesco Corsiglia, in taxi, benché le racconti la sua amica. – ha spiegato l’avvocato Cuccureddu ai cronisti uscendo dall’aula – Non ricorda di essersi allontanata dalla casa con i ragazzi, dopo il primo episodio di atto sessuale, benché ci siano delle fotografie, lasciando la sua amica in casa. Sostanzialmente non ricorda quasi nulla di fatti che sono documentati, lei ricorda qualcosa soltanto di ciò che non ha una documentazione“.

Il legale di Silvia: “Interrogatorio da Medioevo”

Diversa la versione dell’avvocato Dario Romano che, assieme alla collega Giulia Bongiorno, oggi assente, assiste Silvia. “Il teste ha detto chiaramente, in maniera precisa, che si sentiva una preda. – ha detto Romano – Il suo racconto è stato tutto molto chiaro“. Quanto alle domande rivolte alla sua assistita dalla difesa dei quattro imputati, il legale non si è rispiarmato: “È stato un interrogatorio da Medioevo“. Alla giovane sarebbe stato chiesto anche come era vestita la notte in cui si sarebbe consumata la presunta violenza sessuale.

Chat, video e foto

Domani potrebbe essere proiettato il video girato la notte dei presunti abusi che mostrerebbero momenti di intimità tra Silvia e gli imputati. Si tratta di spezzoni della durata di 20 minuti ciascuno che, secondo la difesa dei quattro ragazzi, servirebbe a “dimostrare che la giovane era consenziente ai rapporti sessuali“. La studentessa non ha mai visto quel filmato: “Non è ha mai voluto sapere niente – ha precisato nei giorni scorsi l’avvocato Giulia Bongiorno, che assiste la ragazza – Un video sconvolgente e non so cosa succederà quando li vedrà“. In aula saranno esaminate anche chat, foto e conversazioni telefoniche intercorse tra i ragazzi nei giorni successivi all’accaduto.

Il racconto di Silvia: “Dopo le violenze ho pensato al suicidio”

Nella scorsa udienza Silvia, tra le lacrime, ha fornito la sua versione dei fatti: “A un certo punto, quella notte, fui costretta a bere della vodka dalla bottiglia. Vittorio (Lauria ndr) mi afferrò con la testa e con una mano mi teneva il collo, con l’altra mi forzava a bere“. Particolarmente drammatico è stato il passaggio in cui la studentessa ha raccontato di aver tentato il suicidio: “Dopo lo stupro di gruppo mi volevo suicidare, – sono state le sue parole –correvo sui binari per farmi mettere sotto da un treno. Oggi faccio atti di autolesionismo e ho disturbi alimentari“.

Le accuse nei confronti Grillo Jr e gli amici

La presunta violenza sessuale di gruppo si sarebbe consumata la notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella residenza estiva della famiglia Grillo in Costa Smeralda (Sardegna). Silvia e l’amica Roberta (anche lei parte civile nel processo) avevano conosciuto Ciro Grillo e gli amici genovesi in un noto locale dell’isola. Al termine della serata, le due studentesse avevano seguito la comitiva di ragazzi nell’appartamento a Cala di Volpe. Su quanto accaduto nelle ore successive ci sono due versioni discordanti. Da un lato quella della studentessa italo-norvegese, che sostiene di essere violentata per “cinque o sei volte“, e dall’altro quello dei quattro ragazzi che respingono le accuse. Gli imputati ritengono che Silvia fosse “consenziente” e dunque, a dir loro, non ci sarebbe stata alcuna violenza.

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