Caro Roberto,
abbiamo la tendenza nociva di piangerci sempre addosso, di lamentarci, di soffermarci sugli aspetti negativi, addirittura ingigantendoli, di ritenerci inferiori, di pensare all’Italia come ad un Paese bloccato e in crisi da decenni, quasi moribondo se non morto. Invece, come tu stesso metti in luce, gli indicatori che segnalano una espansione economica e una ripresa non mancano affatto. Merito senza dubbio delle scelte compiute dal governo Meloni, doveva arrivare una donna al potere per sistemare le cose. Del resto, le signore hanno uno spirito pratico che a noi talvolta manca nella gestione del portafoglio. La premier è stata tanto criticata dalle opposizioni per quella che è stata definita «manovrina», però ella è riuscita, nonostante le risorse fossero esigue e non avesse alcuna intenzione di fare lievitare ulteriormente il debito pubblico dopo i danni creati dai precedenti governi composti da quei politici di sinistra che oggi hanno pure l’ardire di giudicare chi agisce con oculatezza, a migliorare il benessere delle famiglie italiane, dei lavoratori. Ricordo, oltretutto, che l’occupazione è schizzata (61,8% nel mese di ottobre), grazie al taglio del reddito di cittadinanza che ha costretto i pigri ad alzare il fondoschiena dal divano e a rimboccarsi le maniche, rinunciando, loro malgrado, a sopravvivere sulle spalle dei contribuenti. Innegabile è, stando alle statistiche, che questo esecutivo sta operando bene, in favore dello sviluppo. Segnalo che l’Italia ha avuto la migliore crescita nel post-pandemia tra i Paesi dell’Eurozona, superando anche Francia e Germania. Il nostro Pil è lievitato del 3% rispetto al 2019 (dati Ufficio Studi Cgia di Mestre). I settori trainanti? Il turismo, la manifattura, i consumi, gli investimenti e l’export. No, non siamo messi male proprio per niente, sebbene siamo convinti che dalle nostre parti non funzioni nulla. La regione più virtuosa è la Lombardia, la cui crescita è del 5,3% rispetto al 2019, un record, seguono Emilia-Romagna (+4,9%) e Puglia (+3,9%), il che significa che pure il Mezzogiorno è vitale, si muove, progredisce, cosa che ci lascia ben sperare. Non penso che sia soltanto una questione di politiche. Io credo che la velocità di rinascita dell’Italia dipenda anche da caratteristiche e costumi degli italiani, popolo di risparmiatori, in grado di mettere da parte, come formichine, molti persino durante periodi di recessione o con inflazione elevata. Gli abitanti della penisola, abili a resistere durante i periodi di ristrettezze, inoltre, sono per la stragrande maggioranza proprietari delle case in cui abitano, il 70,8% possiede l’immobile in cui dimora e il 28% dispone persino di altre abitazioni. Vuol dire che 7 famiglie su 10 campano tra quattro mura che posseggono, secondo alcuni dati, sarebbero addirittura 8 su 10. È un tratto assolutamente virtuoso che ci contraddistingue: comprare casa è un obiettivo esistenziale per noi, come mettere su famiglia, tanto che quasi la totalità dei cittadini dichiara di ritenere la casa un rifugio sicuro, un bene essenziale da acquisire. Pure per me è così: ho cominciato a lavorare figurandomi questo traguardo e nel corso dei decenni non ho mai smesso di investire nel mattone, con discreta soddisfazione. Ci dispiace per coloro che anche quest’anno passeranno un magro Natale, ma godiamo per quanti, rispetto a quelli trascorsi, staranno di gran lunga meglio. E non sono pochi.