Figlio unico di un produttore della Nbc e di un’attrice, Leonard Albert Kravitz è entrato in contatto con il mondo dell’intrattenimento sin dalla sua nascita, a New York nel 1964. Il suo destino sembrava segnato e, in effetti, da allora l’artista che tutti conosciamo con lo pseudonimo di Lenny Kravitz ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica moderna. Road to Freedom, colonna sonora di Rustin, disponibile su Netflix, è il brano con cui Kravitz spera di raggiungere il più ambito dei riconoscimenti. L’artista, vincitore di quattro Grammy come miglior voce rock maschile, autore di undici album e sessantuno singoli, punta infatti ad ottenere una nomination all’Oscar per la Migliore canzone per il suo lavoro nel film biografico diretto da George C. Wolfe, interpretato da Colman Domingo e Chris Rock. Intanto ha appena ottenuto una candidatura ai Golden Globes.
«Quando il producer Bruce Cohen mi ha mandato una copia del film senza musiche e mi ha proposto di lavorare con loro, la prima cosa che mi ha toccato è stata quanto poco sapessi su Bayard Rustin spiega il musicista di origini bahamiane e russe La cosa mi ha infastidito e allo stesso tempo mi ha motivato, perché sono cresciuto in una famiglia che mi ha insegnato molto sui diritti civili. Soprattutto mia madre, era un’attivista di colore negli anni ’60».
Rustin è stato un personaggio influente che, dopo avere instaurato una profonda amicizia con Martin Luther King, è diventato l’architetto principale della storica Marcia su Washington del 1965, durante la quale King ha tenuto il suo discorso «I Have a Dream». Domingo, attore dichiaratamente gay, porta in scena un uomo che, a causa della propria omosessualità, è stato discriminato e praticamente cancellato dalla storia. Il film di Wolfe mira dichiaratamente a farlo rinascere nella coscienza popolare. «Tengo in modo particolare a questo brano perché vorrei che Bayard ottenesse finalmente il riconoscimento che avrebbe meritato quando era ancora in vita ha continuato Kravitz Quando mi hanno chiesto di creare un pezzo per questo lungometraggio mi sono sentito onorato, perché ho capito che si trattava di un vero privilegio per me. Per comporlo mi sono seduto al pianoforte, mi sono rilassato e ho aspettato che lo spirito creativo mi guidasse. Ho provato con il primo accordo e ho ricevuto Road to Freedom. Anche se ufficialmente sono io ad avere scritto la canzone, devo dire che è stata una collaborazione, perché ho parlato tantissimo con George, il regista, che conoscevo da tempo. Questo è il suo film ed è lui che racconta questa storia, quindi ogni elemento del mio brano deve essere adatto alla sua visione».
L’artista, abituato a lavorare da solo e a suonare personalmente diversi strumenti delle sue canzoni, ha dovuto adattarsi a quello che è diventato un gioco di squadra. «All’inizio mi è sembrato strano continua il cantante di Fly Away e Believe in Me – perché Wolfe correggeva le parole dei miei testi, voleva addirittura discutere con me dei suoni e dei riverberi nel brano. Poi però lo ho ascoltato e ho imparato molte cose grazie a lui: abbiamo aggiunto cori gospel e diversi altri dettagli che ora mi sembrano bellissimi». Le note di Kravitz arrivano in chiusura, a coronare una storia dal forte impatto emotivo. «Sentirete Road to Freedom alla fine del film, mentre scorrono i titoli di coda. Ogni riga inizia dicendo qualcosa di importante. Il testo parla di sogni, di andare avanti, di fede e di percorrere il cammino finché non raggiungiamo il nostro traguardo. Siamo sulla strada verso la libertà. Una strada lunga, difficile, che passa di generazione in generazione».
Oltre alle speranze di Kravitz di vincere la statuetta più ambita, anche per l’interpretazione di Colman Domingo si parla già di una possibile candidatura agli Academy Awards. «Credo che sarebbe meritata ha spiegato il cantautore la sua recitazione è ricca di bellezza e grazia. Quando ho parlato con Colman, gli ho detto che è soprattutto grazie a lui se questo film ha un impatto così forte su chi lo guarda. Lui mi ha guardato e mi ha risposto che il lavoro è stato quello che ha reso possibile tutto. Il riferimento è stato a questa scena, verso la fine della pellicola, in cui tutti sono invitati alla Casa Bianca. Rustin, sapendo che la sua presenza avrebbe potuto creare distrazioni e problemi, dice agli altri di andare mentre lui rimane lì a darsi da fare con un sacchetto e uno strumento per raccogliere la spazzatura da terra. Nella mia canzone parlo della sua umiltà e del fatto che c’è ancora molto lavoro da fare. Siamo in cammino sulla Road to Freedom, ma c’è ancora un lungo viaggio davanti a noi».