Probabilmente scatterà domani l’azione legale preannunciata da Vivendi contro la decisione del consiglio di amministrazione di Tim di cedere al fondo americano Kkr per 22 miliardi complessivi la società NetCo cui fa capo la rete. Nella nota diffusa domenica 5 novembre dalla società guidata da Pietro Labriola veniva precisato che l’operazione avrebbe inoltre consentito di ridurre il debito di 14 miliardi insieme al trasferimento di un numero di dipendenti da precisare. Ed è proprio quella decisione del cda che il gruppo francese ha contestato fin da subito anticipando che si sarebbe rivolto al tribunale per bloccare la vendita. Non si conosce la natura dell’atto giudiziario, si sa però che si tratta di un esposto che prevede la citazione di Tim cui potrebbe essere associata una richiesta di sospensione cautelare del progetto.
Insomma, il principale azionista francese, che ha in mano il 23,7% di Tim, non intende darsi per vinto. La società guidata da Arnaud de Puyfontaine, infatti, ha sempre ritenuto che la decisione sullo scorporo – per l’entità della Netco in termini di ricavi – avrebbe dovuto passare da un’assemblea dei soci straordinaria, un contesto in cui Vivendi avrebbe assai probabilmente avuto il potere di bloccare l’operazione. L’ok però è arrivato a maggioranza dal consiglio d’amministrazione. Vivendi, che ha già accusato una perdita di 3 miliardi su un investimento di 4, ha sempre preteso un prezzo di 31 miliardi per la rete, anche se sul mercato nessuno è stato in grado di avvicinarsi a quella cifra. Ora la partita si sposterà direttamente nelle aule del tribunale: difficile dire con quale esito, sebbene ci sia molto scetticismo sulla validità dell’iniziativa.