“Spenta la fiamma del Menorah”: cosa rivela il gesto del deputato polacco contro il candelabro ebraico

"Spenta la fiamma del Menorah": cosa rivela il gesto del deputato polacco contro il candelabro ebraico

Nel pieno della guerra a Gaza, mentre i movimenti di sinistra di tutto l’Occidente manifestano per la Palestina “libera dal fiume al mare”, un monarchico polacco, tradizionalista cattolico, ha ottenuto i suoi quindici minuti di notorietà spegnendo con un estintore la Menorah installata nella Camera (Sejm) del parlamento a Varsavia, in occasione della festa ebraica delle luci (Hanukkah). Il monarchico in questione è Grzegorz Braun, leader del partito Confederazione per la Corona Polacca, che chiede la restaurazione della monarchia confederale polacco-lituana e soprattutto la fine del pluralismo religioso.

Figlio di un regista, a sua volta regista e autore, Braun è nato a Torun nel 1967. A vent’anni, quando era studente universitario, aderì al movimento Alternativa Arancione, un gruppo di dissidenti anticomunisti, nonviolenti, che esprimeva la protesta con forme d’arte demenziale. Far deridere la polizia in caso di arresto: quello era lo scopo della protesta. La dittatura di Jaruzelski stava battendo gli ultimi colpi e nel giro di due anni sarebbe finita con un negoziato diretto con Solidarnosc (guidato da Lech Walesa), ormai asceso al rango di governo ombra più che di mero sindacato indipendente. Braun, tuttavia, non ha seguito la corrente principale di Solidarnosc, che ha dato vita sia a Piattaforma Civica (di Donald Tusk) che a Legge e Giustizia (dei gemelli Kaczynski e di Duda). È rimasto un indipendente di destra contro tutti.

È convinto che il governo non dica la verità sull’incidente aereo di Smolensk del 2010 in cui è morto l’allora presidente Lech Kaczynski assieme a gran parte del governo, mentre si recava a omaggiare le vittime del massacro staliniano di Katyn. Braun è anche uno di quei polacchi di destra persuasi che Lech Walesa fosse in realtà un informatore del KGB e della polizia politica di Jaruzelski. Pensa che il suo paese non sia stato liberato dal comunismo nel 1989, ma sia stato venduto. E che l’Ue sia un potere oppressivo tanto quanto l’ex Patto di Varsavia. Non vuole nemmeno la Nato in Polonia, preferirebbe che il Paese si dotasse di un proprio arsenale nucleare.

All’epoca del Covid, Braun si è distinto per aver fatto campagna contro i vaccini. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, si è schierato con Putin, contro tutto il mondo politico polacco, conservatori inclusi. All’arrivo dei rifugiati ucraini, ha protestato (con gran gioia delle televisioni russe, che lo hanno rilanciato volentieri) contro la “ucrainizzazione della Polonia”. Insomma, il leader monarchico è un personaggio in cerca di visibilità, ma c’è del metodo nelle sue provocazioni. Non colpisce a caso, a destra e a manca. Il suo obiettivo è quello della restaurazione della grande confederazione polacco-lituana. Che includeva anche tutta l’attuale Ucraina occidentale.

In quanto uomo all’antica, non tollera il pluralismo religioso e si considera un cattolico tradizionalista. In particolar modo se la prende con i protestanti. Ma il suo gesto dimostrativo (spegnere con l’estintore il candelabro ebraico) dimostra che non tolleri neppure gli ebrei. Peccato, perché nella storia della confederazione polacco-lituana, gli ebrei non erano solo le vittime di pogrom. Erano anche tenuti in gran conto come amministratori dei poderi nobiliari. Non è un caso che, quando i nazisti invasero la Polonia, nel 1939, vi trovarono una delle più grandi comunità ebraiche d’Europa, nonostante la difficile coesistenza con il precedente regime (che era cattolico, autoritario e nazionalista).

In una nazione come la Polonia, che ospitò, suo malgrado, i peggiori campi di sterminio nazisti (inclusa Auschwitz) il gesto folle di un singolo getta un’ombra su tutti. Non solo riaccende antiche paure di pogrom e di collaborazionismo con gli occupanti nazisti, ma anche l’anti-sionismo di Stato, che era la caratteristica del regime comunista, quando Israele era nemico del popolo. Non è comunque un gesto rappresentativo della nuova Polonia ed è difficile che venga seguito, se non dai quattro deputati (quattro di numero) del partito di Braun.

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