Milan in un vicolo cieco: rossoneri senza difesa e con dirigenti inesperti. Così pure Ibra non basta

Milan in un vicolo cieco: rossoneri senza difesa e con dirigenti inesperti. Così pure Ibra non basta

Il Milan è in un vicolo cieco. Non sa come uscirne perché nemmeno la lucina possibile da ritrovare in fondo al tunnel (l’arruolamento di Ibrahimovic) può rischiarare la via maestra. A Bergamo («siamo usciti con le ossa rotte» dixit Florenzi) il Milan ha ingigantito i suoi limiti e i suoi deficit, a cominciare da quelli difensivi che sono diventati cronici dal giorno in cui ha cominciato a perdere pezzi uno dopo l’altro. I 18 gol subiti in 15 partite ne sono una riprova accentuata da un altro dato ancor più allarmante e cioè 13 gol incassati durante l’ultima mezz’ora, segno di una condizione fisica scadente testimoniata anche dalla ripresa sofferta dinanzi alle cadenze serrate degli atalantini.

A questo identico fattore si deve addebitare la contabilità dei cartellini (5 rossi, 38 gialli complessivi) che hanno il loro peso. Solo all’Olimpico, contro la Roma, la riduzione in 10 (espulso Tomori) non ha provocato alcuno scompenso nel risultato. L’episodio di Bergamo in pieno recupero (Calabria sul 2 a 2 e a pochi minuti dalla sirena) non ha inciso solo sul risultato ma avrà riflessi anche sulla prossima sfida di San Siro contro il Monza perché verrà meno uno dei pochi titolari a disposizione, tutti gli altri da Kalulu a Kjaer, Thiaw, Pellegrino sono fuori per chissà quante altre settimane. Le notizie provenienti ieri da Milanello fanno capire che l’unico su cui si può contare nel prossimo viaggio in Inghilterra a Newcastle sarà Leao. Se persino il capitano, Calabria, nel finale, assalito dalla stanchezza, non riesce a evitare un secondo fallo a metà campo, è segno che nel gruppo c’è un altro deficit di lucidità da colmare.

La perdita secca di solidità difensiva è responsabilità diretta delle tante assenze ma anche di una imperfetta tenuta stagna del centrocampo surclassato sabato sera a Bergamo da quello di Gasperini. È possibile che altri competitor viaggino col vento tra le vele e solo quelli del Milan accusino questi cali di rendimento e di corsa? Poi c’è un altro peccato originale che ha sospinto il Milan dentro il vicolo cieco. Ed è la mancanza di una governance con esperienza calcistica. Chi è in grado a casa Milan di adottare provvedimenti drastici per una crisi del genere? Non certo Furlani che è esperto di finanza, non certo Moncada che ha sempre fatto un altro mestiere (studiare i talenti in giro per l’Europa). La mancanza di un uomo di calcio capace di fare da collegamento e da interlocutore privilegiato con Pioli è nota dall’estate scorsa quando si avvertì sul rischio della casella vuota non già nei giorni felici quanto invece in quelli complicati che sono inevitabili lungo i tornati della stagione. Infine l’ultimo ragionamento spiega meglio di tutti il vicolo cieco nel quale il Milan è finito: ammesso che si disponga di una alternativa alla guida di Stefano Pioli, credibile e spendibile, come potrebbe riparare alle assenze in difesa che solo il prossimo mercato di gennaio potrà in qualche modo colmare? Chiunque sia il prescelto non ha certo il tocco magico del guaritore.

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