Difficile immaginare mamma Tirannosauro che rimprovera il figlio dicendogli «mangia piano che ti ingozzi». Più facile pensare che da sempre, dai dinosauri, agli uomini, passando per le varie specie animali, la teoria dei piccoli passi sia la norma da seguire. E così si scopre che è vero che i dinosauri siano stati predatori ferocissimi. Ma senza esagerare. Per gradi. I piccoli dinosauri si nutrivano infatti di piccoli animali per poi aumentare il calibro delle proprie prede man mano che crescevano di età. Proprio come fanno i bambini prima di diventare adulti.
È quanto ha stabilito un gruppo di ricercatori che ha esaminato i resti dell’ultimo pasto un giovane Gorgosaurus libratus, tirannosauride appartenente alla famiglia di cui fa parte il più noto T-rex. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advances, ha analizzato il contenuto dello stomaco del giovane dinosauro che conteneva i resti di altri due piccoli dinosauri divorati dal predatore permettendo al team di scienziati di stabilire che le abitudini alimentari variavano in base all’età. Prede più piccole, quindi più semplici da cacciare, ma anche meno richieste sul mercato dei predatori, in modo da non entrare in competizione con chi li avrebbe facilmente sopraffatti. Lo studio, coordinato dal professor François Therrien del Royal Tyrrell Museum, ha spiegato che il Gorgosaurus aveva divorato due Citipes elegans, piccoli dinosauri erbivori.
L’esemplare analizzato risale a circa 75 milioni di anni fa, ed è stato riportato alla luce nella «Dinosaur Park Formation» una zona protetta nello stato canadese dell’Alberta nota per essere tra i più prolifici giacimenti fossili al mondo. Nel dettaglio, si è calcolato che il cucciolo di predatore doveva avere un’età tra i 5 e i 7 anni e un peso intorno ai 335 kg (cucciolo, vabbè), mentre le sue prede pesavano circa 10 kg l’una e avevano circa un anno di età. Gli studiosi hanno meticolosamente ricostruito i due esemplari e certificato che i piccoletti sono stati prima uccisi, poi fatti a pezzi e quindi mangiati dal cucciolotto. Piccolo ma già feroce. E scaltro, perché avrebbe scelto le sue prede in quanto funzionali al suo nutrimento senza far arrabbiare gli adulti del branco. Del resto il fenomeno è già noto e prende il nome di «cambiamento ontogenetico della dieta», secondo cui crescendo e avendo quindi bisogno di maggiori energie, cambiano le abitudini alimentare e, nel caso specifico, anche il calibro delle prede. «Questa è stata probabilmente la chiave del loro successo evolutivo come alcuni dei più grandi carnivori mai esistiti», ha spiegato il professor Therrien. E noi facciamo uguale. Proprio come il bambino che passa dall’omogeneizzato, alla pastina per poi dedicarsi in età più adulta alle bistecche. O agli hamburger di tofu, a seconda dei gusti. Ma in ogni caso, la storia si ripete. Magari con meno ferocia.