L’Annibale di colore fa infuriare i tunisini

L'Annibale di colore fa infuriare i tunisini

Io direi che ormai è una lagna continua, dove ogni giorno, per ogni cosa, si indigna una minoranza o una maggioranza, viviamo nell’epoca dell’indignazione, in un senso o nell’altro. A proposito: dall’abolizione della blackface, considerata un insulto dagli afroamericani (o neri, o di colore, non so come si debba dire, ogni parola diventa offensiva e va cambiata di anno in anno) al blackwashing, ossia il far diventare neri (o afroamericani, o di colore) personaggi storici che erano bianchi. Casus belli di questi giorni è Annibale: come era già accaduto con Cleopatra, Netflix sforna un Annibale nero (mi scuso se ho usato il verbo sfornare, non c’è nessun riferimento a qualcosa di bruciato), interpretato da Denzel Washington.

Che tra l’altro è uno dei miei attori preferiti, ma Annibale era nero? No. Fatto sta che a questo giro si indignano i tunisini, rivendicando la bianchezza di Annibale, perché «è stata lesa la dignità tunisina» (esagerati). Piuttosto direi che l’operazione di dare un passato contraffatto agli afroamericani è un’operazione un po’ ruffiana molto woke ma anche teoricamente traballante (in fondo il blackwashing dovrebbe essere offensivo come la blackface).

Si potrebbe dire: Denzel Washington è un grande attore, e nero o non nero può interpretare benissimo Annibale. Della questione, sono sincero, mi interessa meno di zero, però mi domando cosa succederebbe se un bianco interpretasse Muhammad Ali, o James Baldwin, o Ray Charles, o Louis Armstrong, o Magic Johnson, o una delle tante eccellenze afroamericane (o di colore, o neri). O se Barack Obama fosse interpretato da Tom Cruise. Viceversa, cosa accadrebbe se in un film sul nazismo Adolf Hitler fosse interpretato da Will Smith? A parte che Will Smith non lo farebbe (e poi non si vedrebbero bene i baffi a spazzolino), ma a nessuno verrebbe in mente una cosa del genere.

Volendo continuare a rigirare la frittata, c’è anche un’altra contraddizione dell’estremismo woke (ce ne fosse solo una…): secondo loro un paraplegico deve essere interpretato da un paraplegico, un gay da un gay, un etero da un etero (e perché? Che attori sono?). Però un bianco da un nero va bene. Pensate anche a Django, capolavoro di Quentin Tarantino: se lo schiavo eroe l’avesse interpretato un bianco, mamma mia, sarebbe stata appropriazione indebita di schiavismo, un volergli sottrarre la propria storia di sfruttati da noi occidentali cattivi (tra l’altro, informazione scientifica, come Homo sapiens siamo stati tutti neri per quasi 200mila anni, per cui se mettessimo un bianco nel Pleistocene sarebbe un errore storico).

A pensarci bene l’unico film che potrebbe mettere tutti d’accordo è una biopic sul grande Michael Jackson (non parlo a caso, Universal lo farà, ha già acquisito i diritti per un film sul re del pop): servirebbe un attore nero per l’infanzia, uno mulatto per l’adolescenza, e uno più bianco di qualsiasi bianco, sbiancatissimo, per la maturità. Ma sono sicuro che anche lì qualcuno si indignerebbe. Comunque, per sicurezza, il Michael quasi bianco potrebbe farlo un tunisino. Io ogni caso il film con Denzel Washington lo vedrò, perché c’è Denzel Washington, e tanto sono daltonico.

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