«Cinquecento anni di egemonia occidentale che stanno per finire». «La guerra voluta dall’Occidente contro la Russia attraverso l’Ucraina». «La Russia aggredita che ciononostante diventa più forte come insegna la Storia nei casi di Napoleone e di Hitler».
Ascoltare Serghei Lavrov, volto azzimato e con uso di mondo di un regime brutale e violento, è sempre un’esperienza: e anche nel caso di queste ultime dichiarazioni rilasciate ieri al Forum di Doha, in Qatar, non si sa se rimanere più colpiti dalla sfacciataggine delle sue bugie o dalla rozzezza, solo in apparenza elaborata, della propaganda che esprime in nome e per conto del suo boss Vladimir Putin.
Una cosa è certa: la surreale campagna elettorale per le presidenziali russe è cominciata e il ministro degli Esteri si è messo a disposizione di Vladimir Putin. Surreale, ovviamente, perché l’intero processo elettorale non è che una farsa offensiva per il popolo russo, essendo tutto già ampiamente deciso in anticipo. Ma siccome il regime di Putin si regge ormai solo alimentando uno stato di guerra continuo, le presidenziali altro non diventano se non un referendum (truccato, come quelli imposti da Mosca nelle regioni occupate dell’Ucraina) su una guerra che non si riesce a vincere.
Ed ecco spiegata la ratio delle fandonie di Lavrov: che sono per metà rivolte a un pubblico russo da galvanizzare e indottrinare, e per metà al resto del mondo.
La seconda metà è la più interessante. Perché ci ricorda (le chiacchiere vuote sull’Occidente alla frutta) che la Russia da sola non può fare proprio niente, mentre le minacce che ci rivolge hanno un peso soltanto tenendo presente che Mosca si è alleata (da junior partner) con la Cina comunista per guidare un Asse mondiale di autocrazie liberticide, tra le quali spiccano per protervia e aggressività l’Iran e la Corea del Nord.
Ma ci ricorda anche che regimi come quello di Putin, per restare in piedi, devono mentire, mentire sempre: la verità li esporrebbe nudi al giudizio dell’opinione pubblica, motivo per cui chi in Russia cerca di raccontarla fa quasi sempre una brutta fine.
Come mentitore Lavrov è un maestro, ed è per questo che mantiene il suo posto da un’eternità. La balla colossale della povera Russia aggredita dall’Occidente tramite i cosiddetti nazisti ucraini è un esempio di continuità con le menzogne d’epoca sovietica: anche allora, quando si aggredivano i vicini, si pretendeva contro ogni evidenza che fosse vero il contrario. Chissà se Lavrov, snocciolando le sue bugie millenaristiche all’uditorio in Qatar, si è reso conto di star ricalcando le orme di un leader russo fallito del Novecento. Quel Nikita Krusciov che sessant’anni fa andava cianciando dell’imminente sorpasso dell’Unione Sovietica ai danni del decadente Occidente in tutti i campi, economico, sociale e scientifico.
Sappiamo com’è andata a finire: buona rincorsa, Serghei.