Cop28 a rischio fallimento sul petrolio

Cop28 a rischio fallimento sul petrolio

Conto alla rovescia a Dubai alla Cop28 per trovare un accordo entro domani quando terminerà la Conferenza sul clima. Il nodo del contendere è il riferimento all’eliminazione dei combustibili fossili nella dichiarazione finale, poiché non tutti i 197 paesi sono d’accordo.

In particolare Arabia Saudita e Iraq (membri dell’Opec) hanno ribadito il loro no spiegando che abbandonare le fonti fossili sarebbe un danno per l’economia mondiale. Secondo l’Iraq «la riduzione e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e dei sussidi, distruggerebbero l’economia mondiale e aumenterebbero le disuguaglianze».

La delicatezza delle trattative per arrivare a una dichiarazione condivisa è testimoniata dalle parole del presidente della Cop28 Sultan Al Jaber che ha affermato: «Il fallimento o la mancanza di contenuti non è un’opzione», aggiungendo «voglio che ciascuno sia pronto ad accettare compromessi. Nessuno deve arrivare con un testo già preparato. Tutti devono essere ascoltati».

«Questa sarà la prima presidenza ad aver chiesto il consenso sui combustibili fossili» ha aggiunto Sultan Al Jaber. Nei giorni scorsi il segretario generale dell’Opec aveva inviato una lettera ai tredici membri del cartello di Paesi esportatori di petrolio e ai dieci alleati esortandoli a respingere qualsiasi testo o formula nell’accordo che prenda di mira i combustibili fossili. Una posizione antitetica a quella degli ambientalisti che durante il discorso del presidente della Cop hanno compiuto una protesta chiedendo l’eliminazione rapida dei combustibili fossili e la triplicazione delle energie rinnovabili entro il 2030. La vicepremier spagnola Teresa Ribera ha definito «disgustosa» la posizione dell’Opec, mentre per il ministro italiano dell’ambiente Pichetto Fratin «sarebbe da stupirsi se l’Opec non tutelasse i propri interessi».

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia gli impegni presi fino a questo momento alla Cop28 ridurranno le emissioni di gas serra legate all’energia solo del 30% rispetto a quanto necessario entro il 2030.

Per ministro del cambiamento climatico di Vanuatu, Ralph Regenvanu: «Una piccola minoranza di paesi partecipanti ai colloqui sul clima delle Nazioni Unite sta bloccando un crescente consenso sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili», precisando: «L’incontro di Dubai è in una fase critica. La maggioranza vuole un linguaggio legato ai combustibili fossili che indichi il desiderio che ci si muova secondo la scienza, secondo l’obiettivo di 1,5 gradi».

Intanto oggi si terrà un incontro sul tema della ricostruzione post sisma 2016 intitolato «Appennino centrale: ricostruire e riparare adattando ai cambiamenti climatici» alla presenza del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e del commissario alla Riparazione e Ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli. Come spiega Castelli al Giornale: «L’esperienza della ricostruzione – che è finalmente ripartita – ha l’obiettivo di ripopolare l’Appennino per ridurre i rischi dei disastri che si manifestano a valle. Uno dei modi migliori per Combattere la crisi climatica è contrastare la crisi demografica». Un approccio di ecologismo pragmatico che non concepisce l’uomo come un nemico della natura.

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