Il padre Giulia Cecchettin, Gino, è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo fa. Con la lucidità che l’ha contraddistinto fin dai primi momenti in cui la vicenda della figlia, sequestrata e uccisa dal suo ex fidanzato, è diventata mediatica. Da quando il corpo di Giulia è stato trovato, la famiglia Cecchettin si è esposta in modo politico con forza, puntando il dito contro la società e il patriarcato.
“Mia figlia Elena ha centrato il punto, quando ha parlato di patriarcato. La supporterò in tutte le sue battaglie, è una battaglia che dobbiamo fare tutti“, ha detto Cecchettin, spiegando che la morte di sua moglie Monica prima e di sua figlia poi gli hanno cambiato la prospettiva di vita. “Voglio dire all’Italia che bisogna fare qualcosa“, ha detto il papà di Giulia da Fazio, annunciando che la sua intenzione è quella di aprire una fondazione. Il “patriarcato” è stato al centro dell’intervento di Cecchettin, durante il quale non si è parlato di Giulia in quanto vittima di femminicidio ma di quello che suo padre e la sua famiglia vogliono fare ora che lei non c’è più.
“Mi impegnerò ancora in questa battaglia. Ora devo riprendere un po’ di forza. Fondare una fondazione è qualcosa che sta nei nostri piani“, ha spiegato il papà della vittima di Filippo Turetta, verso il quale l’uomo ha detto di non provare né odio né rabbia. Per il momento, Cecchettin ha deciso di prendersi una pausa dal lavoro per ricaricare le energie e pensare a come convogliare quanto è accaduto in un impegno civile. E la fondazione, che probabilmente coinvolgerà anche la figlia Elena, che lui ha definito come un “Essere superiore” nel corso dell’intervista. È stata lei la prima a usare la parola “patriarcato” in questa vicenda, tirandosi dietro gran parte della sinistra che non ha perso occasione per stare “in scia”.
E ora il papà di Giulia, che per il momento ha escluso l’impegno politico, da Fazio ha dichiarato: “Il patriarcato significa che c’è un concetto di possesso e forse è quello il cuore della faccenda: la donna vista come proprietà di qualcuno. Utilizziamo oggi espressioni come ‘la mia donna’. Sembra innocua, ma non è così. Anche nel quotidiano dobbiamo iniziare a cambiare il modo di intraprendere una visione della società“. Una definizione tuttavia distorta di patriarcato, snaturata dalla sua essenza originaria.