Silvio Berlusconi è morto da quasi un anno, ma i magistrati non si rassegnano a chiudere l’assedio. La Procura generale della Cassazione ha chiesto questa mattina che si celebri un nuovo processo a carico delle cosiddette Olgettine, le ragazze ospiti delle feste nella villa di Arcore, accusate di corruzione. Il Cavaliere non potrà più essere processato, ma l’obiettivo è chiaro. Condannando le ragazze si condannerebbe alla memoria anche Berlusconi, indicato dall’accusa come il mandante dei pagamenti effettuati – peraltro alla luce del sole – alle testimoni del processo Ruby.
La Cassazione oggi era chiamata a esaminare il ricorso presentato dalla Procura di Milano contro l’assoluzione di Berlusconi e di tutti gli imputati, disposta dal tribunale di Milano pochi mesi prima della morte dell’ex premier. Per il tribunale, il processo non sarebbe dovuto neanche iniziare, perché le giovani erano state interrogate in veste di testimoni, senza avvocati e senza diritto di tacere, mentre in realtà la Procura stava già indagando su di loro. Qualunque versione abbiano fornito su quel che accadeva di notte a Villa San Martino, era loro diritto fornirla. E i pagamenti ricevuti da Berlusconi perdono così ogni aspetto illecito.
Stamattina il procuratore generale di Cassazione Roberto Aniello ha chiesto che il ricorso venga accolto e che si disponga un nuovo processo per l’accusa di corruzione giudiziaria: “L’audizione degli imputati ancorché illegittima non incide sulla pubblica funzione e quindi li rende punibili per l’accusa di corruzione”, dice Aniello.
La decisione della Cassazione arriverà il 10 luglio: se verrà disposto un nuovo processo, a oltre tredici anni dai fatti, il caso Ruby si avvia a diventare uno dei casi giudiziari più lunghi della storia d’Italia. Così lungo da sopravvivere al suo principale (e in fondo unico) imputato.