Giorgia Meloni approda in Albania per confermare plasticamente la validità del Protocollo fra Italia e lo Stato ospitante sulla gestione dei migranti. Accompagnata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, la premier insieme al primo ministro albanese, Edi Rama, al porto di Shengjin dove è stata completata ieri la prima struttura (e consegnato alle autorità italiane) che al momento, comunque, non potrà essere utilizzata. Il centro di prima accoglienza che si trova a circa 70 chilometri da Tirana, è quello che dovrebbe essere destinato alle procedure di ingresso dei migranti. L’altro hotspot si trova invece a Gjader: è qua che dal prossimo autunno dovrebbero essere trasferiti i richiedenti asilo messi in salvo dalle navi italiane in base al protocollo firmato tra Roma e il Paese albanese lo scorso 6 novembre.
Si tratta di “accordo di grande respiro europeo“, nonché “fortemente innovativo“, in quanto qualche settimana fa una quindicina di Paesi ha chiesto alla Commissione europea di “seguire il modello dell’accordo con l’Albania del governo italiano“, ribadisce Meloni nel punto stampa congiunto con l’omologo schipetaro. Il presidente del Consiglio, affermando che “Italia e Albania sono storicamente nazioni amiche abituate a collaborare insieme“, sottolinea l’efficacia del memorandum: il complesso dei due centri migranti in Albania “sarà in funzione dal 1 agosto 2024 – annuncia -. Vogliamo fare le cose perbene“, ha aggiunto. “A Shengjin i lavori della struttura di accoglienza sono terminati“, aggiunge mentre specificando che in quel posto “si effettuerà lo screening sanitario, il fotosegnalamento” e potranno sbarcare “solamente migranti salvati in acque internazionali da navi italiane” e non potranno essere “trasferite persone fragili“.
I fondi assegnati per l’attuazione del protocollo sono pari a “670 milioni di euro per cinque anni“, quindi 134 milioni di all’anno: “Il 7,5% delle spese in territorio nazionale “Nessun costo aggiuntivo, stiamo facendo un investimento – dice Meloni -. Con le due strutture in pieno regime risparmieremo 136 milioni di euro in Italia” e inoltre questa soluzione “può rappresentare un elemento di deterrenza” e su questo “noi consideriamo di abbattere i costi ancora di più”. L’Albania si conferma, quindi non solo “amica dell’Italia“, ma anche “una nazione amica dell’Unione Europea“, ha tenuto a precisare la premier. Nella sostanza, il Paese guidato da Edi Rama “già si comporta come se fosse uno Stato membro dell’Ue“. Non è un caso che l’Italia “è da sempre una sostenitrice dell’ingresso dell’Albania“, conclude Meloni.
La premier ringrazia ed esprime poi personalmente tutta la sua solidarietà a Rama per gli attacchi ricevuti al Paese che governa etichettato come “narco Stato”: “L’Albania ha più volte mostrato la sincera voglia di fare parte della famiglia europea – ha sostenuto Meloni -. Ricordo quando nei giorni più drammatici dell’emergenza Covid il governo albanese inviò 30 medici in Lombardia“. Qua la leader di Fratelli d’Italia se la prende con il quotidiano Repubblica quando quattro anni fa intitolava “La bella favola del premier Rama”, mentre oggi viene definito come uno “spregiudicato”.
Poi, arriva l’attacco diretto alle opposizioni. “Prima ci accusano di star facendo una nuova Guantanamo, poi si lamentano di ritardi nel fare Guantanamo“, riflette sarcasticamente. La verità, aggiunge, è che il governo è consapevole di stare “facendo una cosa completamente nuova nella gestione del problema migratorio: un accordo replicabile in molti paesi, una soluzione strutturale. Questo lo capiamo noi e anche i sostenitori dell’immigrazione incontrollata che non a caso stanno investendo molte energie contro questo progetto“. Subito dopo è il momento dell’affondo contro Giuseppe Conte: a chi le chiede Quali sono le risorse che si potevano spendere in sanità e che non sono servite a risolvere un problema, lei risponde: “I 17 miliardi di euro che sono andati nelle truffe del Superbonus.
Soldi tolti ai malati per darli a dei truffatori”. Se l’esecutivo avesse avuto quei soldi, “volentieri le avrei messe sulla sanità. Purtroppo sono state gettate per darle a gente che voleva truffare lo Stato“.