Portano il buon nome dell’Italia nel mondo. Valorizzano le nostre eccellenze e creano profitto, portando così un valore aggiunto al mercato. Oltre che al Paese. Le imprese tricolori sono un mix di competenza, di creatività, di tenacia e di coraggio. Dietro a certe storie di successo, però, c’è anche molto di più. Ci sono intraprendenza, pragmatismo, competenza diffusa e genio italiano. Sul palco dell’evento organizzato a Verona da Il Giornale arrivano le testimonianze di alcune tra le realtà più virtuose dell’imprenditoria nostrana nel mondo. Hoara Borselli dialoga con Sandro Boscaini (Presidente di Masi Agricola Spa), Massimiliano Anzanello (Ad di Arte Bianca – Pan Piuma), Andrea Compagnucci (Direttore Marketing Arena di Verona).
Hoara Borselli apre la tavola rotonda e Sandro Boscaini offre la propria testimonianza, citando – tra gli elementi distintivi delle aziende di successo – il genius loci. “È il sole della nostra terra, dove l’uomo si è forgiato, è dato dalla cultura dal sapere di un territorio. Il Made in Italy ha questa connotazione di umanesimo“. Andrea Compagnucci racconta l’eccellenza rappresentata dall’Arena di Verona: “Gli italiani hanno inventato l’opera, un genere che mette insieme canto e recitazione, e oggi viene riconosciuta nel mondo come Made in Italy ma senza il bisogno di un marchio. Si tutela da sola. Nel mondo i teatri sono costruiti all’italiana. Verona fa propria questa tradizione con Giovanni Zenatello, tenore e impresario teatrale, che ha avuto l’intuizione – a partire da un’iniziativa privata – di portare l’opera in Arena. Da 101 anni avviene questo. Il canto lirico ora è stata riconosciuta come patrimonio dell’umanità”. Poi l’ulteriore riflessione: “Il Made in italy non deve essere un alibi, per anni l’Italia si è troppo cullata”.
Ancora Boscaini: “Alla politica chiediamo attenzione. Anche nel Made in Italy non si può fare di tutta l’erba un fascio. E poi noi dobbiamo stare attenti al mercato”. Dai vini di Masi Agricola Spa si passa alla testimonianza di Massimiliano Anzanello: “La nostra azienda nasce da una grande intuizione di mio padre, che trova il principio tecnologico per decorticare il pane in cassetta fresco. Lì è nata la sua attività, che poi si è allargata. Come abbiamo fatto a diventare leader? Ci vogliono competenza nella produzione e analisi del mercato. Da una ricerca è emerso che il 30% delle mamme decorticava il pan bauletto perché i bambini preferivano solo la parte morbida. Abbiamo fatto 6-8 mesi di lavoro per raccogliere le caratteristiche di successo per un nuovo prodotto. Nasce così il concetto Pan Piuma”.
L’attrattiva del Made in Italy ci è più riconosciuta all’estero? Domanda Hoara Borselli. Anzanello: “Per gli italiani il Made in Italy è una rassicurazione, per il consumatore estero è una garanzia di eccezionalità”. Boscaini: “Concordo, ma aggiungo che spesso noi diamo questo concetto per scontato e confondiamo Made in Italy con prodotto regionale”. Compagnucci: “Noi dello spettacolo dal vivo siamo fortunati, perché la nostra offerta è dematerializzata, non si può riprodurre facilmente. Il pubblico americano vede l’opera come qualcosa di molto tradizionale, quello tedesco come qualcosa di moderno. Ma quando vengono in Italia, a costoro si apre un mondo: vedono l’opera in Italia e per di più in Arena, cioè due spettacoli. La visione dell’arena è inimitabile. L’arena è un prodotto magico che mette assieme la fascia alta di pubblico e quella più popolare. Perché? Perché non vai solo all’opera, ma vai a vivere un’esperienza. Siamo nel luogo più italiano sulla terra”.
Anche il vino – aggiunge Boscaini – è un veicolo per un’esperienza italiana a tutto tondo. Ma Hoara Borselli, incalza ed evidenzia gli ostacoli che spesso l’Europa ha posto con direttive scriteriate. Ancora Boscaini: “Nel caso dell’alcol, il tema è l’abuso ma altri Paesi in Europa non fanno questo ragionamento. L’etichetta sui danni alla salute? Non va bene. Questi provvedimenti creano problematiche generali alle aziende e in più diffondono un po’ di terrore. E poi c’è un problema reputazionale. Il vino è un prodotto della natura, perché dobbiamo mettere etichette?”. Tocca ad Anzanello, che fa una battuta: “La farina di grilli? Sarò l’ultimo a usarla”. Poi più seriamente: “Dobbiamo avere l’attenzione alla qualità. Più si comunicano al consumatore le qualità del prodotto, più si incontrano le sue esigenze. Le nuove generazioni, soprattutto, sono molto attente e si informano, quindi ci sarà sempre più attenzione a prodotti che hanno valore”.
Compagnucci: “L’elettricista, il macchinista e i
facchini dell’Arena hanno codici e manualità che si imparano solo sul campo e che non esistono altrove. Ma non è sempre facile per noi trovare nuovi lavoratori appassionati. Eppure il nostro è un lavoro che dà soddisfazioni”.