La Corte d’assise d’appelo di Firenze ha condannato Amanda Knox a tre anni di reclusione per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, nell’ambito della vicenda giudiziaria per l’omicidio di Meredith Kercher, la giovane studentessa inglese uccisa a Perugia la sera del 1ºnovembre 2007. La sentenza è stata letta oggi dal presidente del collegio giudicante, Anna Maria Sacco, alla presenza dell’imputata, arrivata dagli Stati Uniti con il marito Christopher Robinson. “Una sentenza ingiusta, un errore giudiziario, perché io sono innocente“, ha detto la 37enne dopo la lettura del dispositivo. Anche se il verdetto dovesse diventare definitivo, Knox non andrà in carcere avendo già scontato la pena durante i quasi quattro anni di reclusione per il delitto Kercher e dunque prima di essere assolta. I suoi legali, gli avvocati Carlo Della Vedova e Luca Luparia Donati, hanno annunciato che faranno ricorso in Cassazione.
Gli avvocati: “Amanda è delusa”
Al termine dell’udienza, Knox ha lasciato l’aula da un’uscita secondaria, così da evitare giornalisti e telecamere. “Amanda è delusa e amareggiata per una condanna ingiusta. Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza entro 60 giorni e sicuramente faremo ricorso contro la condanna in Cassazione“, hanno dichiarato i legali della 37enne uscendo dal Tribunale di Firenze.
Il legale di Lumumba: “Sentenza giusta”
Si è detto “soddisfatto“, invece, l’avvocato Carlo Pacelli, legale di Patrick Lumumba, che non era presente in aula. “Questo pronunciamento è assolutamente in linea con tutti i giudicati effettuati da tutte le corti di merito e di legittimità che si sono pronunciate in ordine alla colpevolezza di Amanda Knox per il delitto di calunnia. – le parole di Pacelli – La nostra aspettativa, quindi, era di conferma della condanna. Patrick è sempre stato ligio a quelle che sono state le sentenze di tutte le corti di giustizia e apprende questa sentenza con soddisfazione, in continuità con quanto da sempre era stato già giudicato. La Corte di assise di appello di Firenze ha ribadito la colpevolezza di Amanda Knox quale autrice del delitto di calunnia. Amanda Knox è la calunniatrice di Lumumba. Amanda non è una vittima, è una calunniatrice“.
“Vi chiedo di essere dichiarata innocente”
Prima del verdetto, Knox ha chiesto di poter rendere dichiarazioni spontanee. “Non avrei mai testimoniato contro Patrick, come invece la polizia voleva. Non sapevo chi era l’assassino. Patrick non era solo il mio capo al lavoro, ma anche mio amico. Non avevo interesse ad accusare un amico innocente. Chiedo umilmente alla Corte di dichiararmi innocente” ha detto, in italiano, dell’imputata. “Ero una ragazza di 20 anni spaventata, ingannata, maltrattata dalla polizia. Il 5 novembre 2007 è stata la notte peggiore della mia vita. Pochi giorni prima la mia amica Meredith era stata uccisa nella casa che condividevamo. Ero scioccata, era un momento di crisi esistenziale terribile – ha continuato la 37enne – La polizia mi ha interrogata per ore in una lingua che non conoscevo. Sii rifiutavano di credermi, mi davano della bugiarda, ma io ero solo terrorizzata. Non capivo perché mi trattavano in questo modo, minacciandomi di farmi avere una condanna a 30 anni se non ricordavo ogni dettaglio. Un poliziotto mi ha dato uno scappellotto in testa dicendomi: ‘ricorda’“.
Le accuse di Knox nei confronti di Lumumba
I fatti risalgono al 5 novembre 2007, quattro giorni dopo l’omicidio di Meredith Kercher. Quella sera Knox, si trovava in Questura e indicò agli inquirenti Patrick Lumumba, il suo datore di lavoro, come presunto assassino. A instillare il dubbio negli inquirenti fu uno scambio di sms avvenuto poche ore prima del delitto tra l’uomo, all’epoca titolare di un pub in centro a Perugia, e la giovane studentessa di Seattle. Nello specifico un messaggio: “See you later“, scritto da Amanda. Gli investigatori ritennero che i due avessero concordato un appuntamento nella casa in via della Pergola, teatro della tragedia, traducendo alla lettera il testo dell’sms: “Ci vediamo più tardi“. In realtà, la traduzione corretta sarebbe stata “Ci vediamo“. Nei giorni successivi all’interrogatorio, Knox smentì il racconto iniziale parlando di “un sogno“. Lumumba, detenuto ingiustamente in carcere per 14 giorni, fu poi prosciolto in quanto totalmente estraneo ai fatti.
Il processo bis per calunnia
Per il reato di calunnia Knox venne condannata dalla Corte d’appello di Firenze a 3 anni di reclusione. Una pena già scontata durante la carcerazione preventiva per l’omicidio di Meredith Kercher, accusa da cui poi è stata definitivamente assolta. La 37enne ha sempre sostenuto di aver fatto il nome di Lumumba perché sarebbe stata messa sotto pressione durante l’interrogatorio, come ha ribadito anche quest’oggi. Ragioni poi rivendicate davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia per “violazione dei diritti all’assistenza difensiva” poiché la giovane venne ascoltata dagli inquirenti dell’epoca in assenza di un avvocato.
Facendo appello alla decisione della Cedu, e all’articolo 628 bis del codice di procedura penale che prevede la possibilità di “eliminare gli effetti pregiudizievoli” derivanti da una violazione accertata, gli avvocati di Knox hanno impugnato la sentenza e chiesto un nuovo processo. A ottobre del 2023 la Corte di Cassazione ha annullato il precedente verdetto rinviando a un nuovo collegio giudicante la valutazione sulla configurabilità del reato.