Abbattimento drastisco delle liste d’attesa nella sanità pubblica. È stato questo il tema al centro del Consiglio dei ministri che si è riunito oggi a Palazzo Chigi, con all’ordine del giorno la discussione sul decreto legge riguardante “misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie“. La strategia del governo per affrontare questa problematica si articola in due distinti provvedimenti. In primo luogo, un decreto legge “leggero” che non richiede ingenti risorse finanziarie e che prevede misure immediate e di impatto organizzativo. Ci sarà poi un disegno di legge più complesso che includerà provvedimenti che necessitano di maggiori stanziamenti economici.
Aumento delle tariffe orarie dei medici
Tra le misure previste per far diminuire le liste d’attesa c’è l’aumento della tariffa oraria del 20%, soprattutto per quanto riguarda quei servizi che presentano maggiori necessità delle prestazioni aggiuntive e decontribuzione fiscale con tassazione separata ad aliquota fissa del 15%, e che le Regioni possano destinare risorse aggiuntive per la contrattazione collettiva integrativa privilegiando le specialità mediche più carenti o con condizioni di lavoro più disagiate (indennità di disagio).
Contratti di lavoro autonomo contro i gettonisti
Il ddl prevede che, per frenare il fenomeno dei gettonisti, le aziende possono assumere personale anche con contratti di lavoro autonomo. Inoltre le aziende possono avvalersi anche degli specialisti ambulatoriali interni per il recupero delle liste d’attesa: il provvedimento stanzia 100 milioni per aumentare a 100 euro la tariffa oraria per la prestazione dello specialista. Non ci sarà alcun taglio alle prestazioni. Le Regioni assegneranno ai direttori generali delle aziende sanitarie alcuni obiettivi annuali sulla riduzione delle liste d’attesa. Il mancato raggiungimento può determinare la sospensione dall’elenco nazionale dei direttori per un periodo di 12 mesi. Il ddl prevede un maggior coinvolgimento dei giovani medici con incarichi fino a 10 ore settimanali. Anche gli specializzandi verranno chiamati per abbattere le liste d’attesa.
Piattaforma nazionale per le liste d’attesa
Nascerà una Piattaforma nazionale per le liste d’attesa. Verrà istituita presso l’Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, con l’obiettivo di disporre un monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, lo aveva recentemente e oggi è finito all’ordine del giorno del Cdm. La Piatttaforma dovrà dialogare con quelle regionali delle liste di attesa, garantendo l’interoperabilità (le linee guida saranno definite in un decreto del ministro della Salute). E il nuovo sistema supererà quello attuale che non consente di conoscere l’offerta di prestazioni rispetto alla domanda e non ha permesso finora di avere un quadro reale dei tempi di attesa sui territori.
Quali compiti avrà l’ispettorato
Oltre al nuovo sistema di monitoraggio che permetterà ad Agenas, una delle novità è l’istituzione di un ispettorato generale di controllo sull’assistenza sanitaria, alle dirette dipendenze del ministero della Salute, con l’obiettivo di rafforzare le attività di monitoraggio e controllo del Sistema nazionale Siveas istituito nel 2005. L’ispettorato avrà il compito di verificare presso le aziende sanitarie e ospedaliere, il corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei piani operativi per il recupero delle liste. Ed è autorizzato ad accedere in tutte le tipologie di strutture sanitarie per verificare e analizzare le disfunzioni emergenti a seguito del controllo delle agende di prenotazione, sia su segnalazione del cittadino, di enti locali e associazioni di categoria utenti sia d’ufficio e di propria iniziativa.
Cup unico regionale
Nel provvedimento si parla di obbligo di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato. L’obiettivo è quello ovviare al problema per cui oggi nei Cup regionali il privato convenzionato o non è presente o lo è in minima parte. Nel ddl si cita anche la nullità del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici, mentre per chi è autorizzato ma non ancora accreditato, il collegamento con i Cup pubblici diventa requisito per il rilascio dell’accreditamento istituzionale.
Il medico deve indicare la classe di priorità
In caso di prima visita o esame diagnostico, il medico ha l’obbligo di attribuire la classe di priorità e di indicare il sospetto diagnostico nella richiesta di visita o esami. In questo modo è indicato il tempo entro cui la prestazione deve essere garantita. La definizione omogenea del quesito diagnostico avverrà con decreto del ministro della Salute previa intesa con la Conferenza delle Regioni e sentite le categorie degli operatori interessati.
Via libera agli esami anche in farmacia
Sempre al fine di ridurre le liste d’attesa, oltre alla possibilità di fare esami nei weekend, si prevede la possibilità di svolgere alcune prestazioni anche in farmacia (prelievo ed esami del sangue, tamponi) con personale adeguatamente formato e nei laboratori convenzionati.
Non solo, ma un’interessante novità riguarda anche la riorganizzazione completa dell’ambito del sistema sanitario che prevederebbe anche le visite e gli esami da potere essere svolti anche durante il weekend.