«Bring them home», urlano i partecipanti al flash mob organizzato ieri in Piazza San Fedele. Sono passate le 19 da un pugno di secondi, tra la folla ci sono i membri della Comunità Ebraica di Milano, di Setteottobre, ci sono gli Amici di Israele e the Jewish Agency for Israel assieme all’Associazione Milanese Pro Israele. «Ci sono 125 persone, bambini, ragazzi, donne, uomini, anziani ancora in mano ai terroristi di Hamas. Non dimentichiamoli» dice uno dei partecipanti. Appena finisce la playlist di canzoni israeliane sulla mattanza del 7 ottobre, da Raviv Kaner a Efrat Gosh, parte l’inno di Israele e spuntano le bandiere.
Al «Giornale» Walker Meghnagi, il presidente della comunità ebraica di Milano, regala la sua riflessione sulla «provocazione» del sindaco Giuseppe Sala che non fa mistero di voler esporre la bandiera palestinese in Comune come ha già fatto il primo cittadino di Bologna Matteo Lepore. «Se lo facesse non sarebbe più il sindaco di tutta Milano, ma di una parte. Non gli chiediamo di stare in piazza con noi, ma di essere almeno super partes. Abbiamo chiesto di esporre lo striscione per chiedere la liberazione degli ostaggi, ci ha detto di no». Tra la folla si riconoscono Davide Romano e Daniele Nahum, candidato di Azione alle Europee che però si sottrae alle domande. «Quello che ha fatto Hamas non è umano.
Ci sono donne cui è stato strappato il figlio dal ventre e buttato dalla finestra, ci sono papà costretti a veder morire i propri figli in modo barbaro» dice quasi in lacrime un altro manifestante. Chissà che a Sala non siano fischiate le orecchie, chissà che non cambi idea sulla bandiera palestinese.