Al confine nord di Israele si continua a camminare sulla sottile linea che, se attraversata, potrebbe scatenare un conflitto su vasta scala tra le Idf e Hezbollah. Il ministro della Sicurezza nazionale di Tel Aviv Itmar Ben-Gvir ha visitato la città di Kiryat Shmona, vicina al Libano, e ha invocato la guerra contro i terroristi filo-Teheran.
“Il compito delle Idf è distruggere Hezbollah”, ha dichiarato, sostenendo che sia inaccettabile che “la nostra terra sia sotto il fuoco, che le persone qui stiano evacuando” mentre in Libano “c’è la calma”. “Tutte le roccaforti di Hezbollah dovrebbero essere bruciate, dovrebbero essere distrutte. Guerra!”, ha tuonato il leader dell’estrema destra. In precedenza, nel corso di un’intervista alla radio militare, il ministro aveva espresso il desiderio di guidare le operazioni al confine settentrionale, promettendo una risposta dura contro i miliziani del partito di Dio. “Se mi lasciassero essere responsabile degli aerei, dei razzi, di tutto ciò che sta accadendo nel nord, Hezbollah imparerebbe qual è la risposta di Israele“, aveva affermato. “Non può essere che distruggano una parte del nostro Paese e non rispondiamo“.
Da parte loro, i terroristi alleati dell’Iran hanno dichiarato di non avere intenzione di ampliare il conflitto con Israele, ma di essere pronti a combattere nel caso la situazione dovesse degenerare. “Qualsiasi espansione israeliana della guerra in Libano si scontrerà con devastazione, distruzione e sfollamento”, ha minacciato il numero due del movimento Naim Qassem, sottolineando che fino ad ora gli Hezbollah hanno utilizzato solo una piccola parte del loro arsenale. Se lo stato attuale delle cose dovesse evolversi in questa direzione, lo Stato ebraico non si farebbe trovare impreparato. Il capo di Stato maggiore delle Idf Herzi Halevi ha dichiarato che “si avvicina il punto in cui deve essere presa una decisione e le Idf sono pronte alla guerra in Libano“.
Da quanto è scoppiata la guerra nella Striscia di Gaza, i terroristi libanesi si sono schierati dalla parte di Hamas e hanno iniziato ad attaccare le postazioni militari e le città israeliane vicino alla Linea blu con razzi e mortai. Le Idf hanno risposto conducendo attacchi con droni, aerei, elicotteri e artiglieria. Fino ad oggi, però, il conflitto si è mantenuto ad un’intensità bassa nonostante le pressioni dell’estrema destra al governo, che ha più volte chiesto al premier Benjamin Netanyahu di autorizzare operazioni massicce anche in Libano. Visti i continui attacchi, inoltre, circa 60mila civili israeliani sono stati evacuati dalle regioni settentrionali e, per il momento, non è noto quando potranno tornare nelle loro case.
Nelle prime settimane di guerra, gli alleati dello Stato ebraico temevano concretamente un’espansione del conflitto anche nel Paese dei cedri e hanno fatto pressioni su tutte le parti coinvolte in
modo che le Idf limitassero l’offensiva alla Striscia di Gaza. L’Iran stesso, principale alleato e finanziatore degli Hezbollah, ha fondamentalmente tenuto i terroristi al guinzaglio evitando che la situazione esplodesse.