Paolo Damilano, 58 anni, imprenditore nei settori del vino, delle acque minerali e della ristorazione, è uno dei candidati di punta di Forza Italia per le elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno. Damilano è in lista nella circoscrizione Nord Ovest, quella che comprende Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Il candidato di Fi ha intenzione di costruire una sorta di agenzia del territorio, un collegamento con Bruxelles in grado di recepire le istanze regionali. Richieste che devono arrivare in Europa, in modo tale che i fondi utili e necessari per la realizzazione delle istanze territoriali possano essere intercettati.
Forza Italia vive un momento di rilancio. Le elezioni europee possono essere decisive. Per il partito con cui lei si è candidato, certo. Ma anche per l’istituzione per cui è sceso in campo.
«Sì, è una fase essenziale. Ma lo è soprattutto per l’Unione europea, che deve davvero dotarsi di quello spirito che aveva immaginato alla sua nascita. Esistono due pilastri che vanno sempre tenuti in considerazione in ambito europeo: indipendenza e competitività. Si pensi all’indipendenza alimentare. E ora si sta parlando anche d’indipendenza in relazione alla difesa europea, con la questione dell’esercito. L’indipendenza è un valore fondante dell’Europa».
Qual è invece il suo concetto di competitività?
«Noi dobbiamo competere con Stati Uniti, India e Cina. Come ha detto di recente Mario Draghi, l’Europa deve riuscire a non pensare solo a se stessa ma anche a se stessa nei contorni dei mercati internazionali».
L’8 e 9 giugno si voterà anche per la Regione Piemonte. Un’istituzione che ormai è colorata di azzurro centrodestra.
«Sì, credo che il governatore Alberto Cirio abbia grosse probabilità di essere confermato. Ha lavorato bene. Penso, a livello nazionale, a quanto accaduto durante la pandemia. E ricordo l’intervento di privati come Lavazza e Reale Multa con i piani vaccinali che hanno funzionato molto bene. La Langa poi è un’eccellenza non solo regionale ma anche nazionale. Si tratta di un esempio di come si possa intervenire sul territorio attraverso la buona amministrazione e di coma si possa costruire una diversificazione imprenditoriale e territoriale».
Si fa un gran parlare dell’avvento delle «destre» in Ue. Lei è preoccupato per questa tendenza elettorale?
«Guardi, ci sarebbe da spaventarsi se non esistesse un argine contro gli estremisti sia di destra sia di sinistra. Forza Italia, che fa parte del Partito popolare europeo, e questo va rimarcato, ha proprio questa funzione da argine. Quella di chi pensa che non si possano costituire maggioranze con chi ritiene che non tutte le SS fossero cattive persone, ad esempio».
Prima ha nominato l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi. Un altro tema molto discusso riguarda la possibilità che proprio Draghi vada a ricoprire incarichi di rilievo in Ue.
«Ho molta stima dell’ex premier ma ritengo che l’espressione migliore sia sempre quella che proviene dagli elettori. Per il resto, la qualità è qualità. Ed è sempre un piacere confrontarsi con chi ne ha tanta».
Qualora dovesse essere eletto al Parlamento europeo, quali sarebbero le sue priorità?
«L’Ue deve rendersi conto delle specificità italiane: bellezza in primis. Da noi, sta per esplodere il turismo.
Fiumicino dovrebbe essere molto più grande di com’è ora. Le previsioni fotografano milioni e milioni di turisti asiatici, indiani su tutti, che verranno a visitare l’Italia nei prossimi anni. Dobbiamo essere pronti, soprattutto con le infrastrutture».