Il capitano e il generale conquistano la Madonnina da dietro l’abside. Piazza del Duomo vista da qui é molto più piccola ma i tempi cambiano. La folla invece va in visibilio subito, ammaliata dalle parole di Roberto Vannacci: «È il secondo comizio della mia vita, il primo l’ho fatto ad Arezzo ma qui siete in tanti, è come avere davanti una legione intera, la decima legione».
Facile vedere un rimando alla X Mas di Junio Valerio Borghese, ma l’alto ufficiale é già oltre: «Al vostro segnale scateneremo l’inferno». Boato. Applausi. Foto a raffica e clima da curva.
Un tifo che si rinnova un minuto più tardi quando tocca a Matteo Salvini: «Questa è una piazza che chiede, invoca, vuole costruire pace. Troppi stanno parlando a sproposito di guerra in queste settimane. Questo è l’impegno sacro di questa piazza: mai un soldato a morire in Ucraina, mai un missile italiano a spargere sangue in Russia. L’Italia non è in guerra contro nessuno».
Guerra e pace. Salvini ha un ramoscello d’ulivo fra le mani, Vannacci solletica sentimenti più bellicosi, ma il conflitto che vuole aprire ora è contro l’Europa: «Io sono stato in tanti teatri di guerra, in Afghanistan, in Iraq, in Yemen, in Somalia, ma penso che sia più promettente cambiare campi di battaglia e sedermi sugli scranni di Bruxelles. Se poi ogni attività dovesse fallire, allora inizio con la mia specialità, il sabotaggio. Il sabotaggio di qualsiasi iniziativa che voglia distruggere la nostra identità, le nostre radici, il nostro sangue».
I leghisti si spellano le mani e sventolano le bandiere. Lui, in camicia bianca esattamente come il segretario, li guarda con un sorriso complice, poi li carica di nuovo: «Noi, come facciamo in guerra, non lasciamo indietro nessuno, ma io voglio un’Europa che faccia volare chi ha le ali. Io non voglio essere inclusivo, come tutti ci chiedono, ma esclusivo. Esclusivo come la Ferrari che vince il gran premio».
Insomma, sarà scontro con l’ideologia e la burocrazia che regnano sovrane a Bruxelles. Ma sarà anche pace, come predica il capo della Lega: «Fra le bombe di Macron e la pace di Marine Le Pen, abbiamo il dovere di scegliere Marine Le Pen, senza nessun dubbio». E ancora, rivolgendosi idealmente agli alleati di Forza Italia: «Se qualcuno del centrodestra per far dispetto dice con la Lega no e alla Le Pen preferisco quel guerrafondaio di Macron, non fa un dispetto alla Lega ma fa il male dell’Italia e degli italiani».
Poi, per marcare la posizione, il capitano attacca Elly Schlein e Ursula von der Leyen. «Noi non abbiamo mai cambiato idea – afferma con orgoglio davanti ai militanti – non abbiamo mai votato Ursula von der Leyen e mai la voteremo». La Lega sulla bilancia delle Europee vuol far pesare la sua coerenza: Salvini sta sempre dalla stessa parte. A Milano, a Roma, a Bruxelles.
Poi è il turno di Schlein: «Rivolgo il mio saluto a un’altra piazza di Milano, quella dell’arco della Pace, dove c’è Elly Schlein. Spero che Schlein rimanga trent’anni, con la sua guida del Pd è garanzia che per trent’anni la Lega starà al governo».
Sorrisi sarcastici attraversano il pubblico sempre più soddisfatto. Poi, ironia della sorte, è Generale di Francesco De Gregori la colonna sonora della foto finale: Vannacci e Salvini sul palco e con loro ministri, governatori e candidati.
Tutte le facce più note della Lega, da Luca Zaia a Roberto Calderoli, eccetto Giancarlo Giorgetti, assente giustificato.
Quindi i due condottieri in camicia bianca si fanno abbracciare dai fan. E firmano le copie dei loro libri. I best seller in formato santino.